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Wayfinding

(termine comp. way+finding «trovare la strada»).

Fonti: Arthur, P., & Passini, R. (1992). Wayfinding: people, signs, and architecture,
Pixartprinting.

Il termine venne introdotto per la prima volta dall’arch. Kevin Lynch durante gli anni Sessanta. Corrisponde al complesso di elementi -visuali e in rilievo, cartellonistica e luminosi- e strategie che orientano la persona durante il movimento in un dato ambiente o nella gestione-direzione dei flussi di movimento in una determinata porzione di spazio. Per favorire una semplice fruizione dei luoghi essi devono essere in primis comprensibili rapidamente coerenti e facilmente interpretabili. Al centro stanno dunque le persone e non il contrario e lo spazio/la struttura/ il progetto deve adattarsi ed essere dedicato all’utenza per garantire il più alto livello di comfort e fruibilità. Il termine w. è anche connesso al complesso di pianificazioni e strategie atte a implementare ed efficientare l’accessibilità globale ai luoghi affinché siano inclusivi e privi di ogni tipo logia di barriere o impedimenti. Il w. è utilizzato anche come parametro determinante per definire, soprattutto in condizioni affollamento, stress cognitivo (stazioni e aeroporti) ed emergenza legati a uno spazi.