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Glossario

s. m. (dal lat. glossarium, der. di glossa «lingua»).
Dizionario in cui le voci e le locuzioni si spiegano con glossa o in cui si notano vocaboli poco noti di una lingua. Può attingere le voci da un particolare momento storico nell’evoluzione di una lingua.

Il glossario come strumento guida per la fruizione aperta dei documenti e delle relazioni progettuali

Le parole descrivono e interpretano il mondo. Rappresentano un microcosmo in costante mutamento ed evoluzione che dà senso e forma alla realtà.Infatti, le parole assumono significati molteplici a seconda degli ambiti disciplinari e al contesto spazio-temporale di riferimento (si pensi a termini come Territorio, Ambiente o Comunità). Allo stesso tempo le definizioni racchiudono uno spazio di azione, un posizionamento rispetto alla realtà sensibile oggetto di intervento o di riflessione. Poter accedere al significato di un termine, fornisce la possibilità di cogliere gli obbiettivi ed entrare in connessione con i principi espressi da un discorso o da una relazione progettuale influenzando il processo di diffusione della conoscenza collettiva. Uno strumento come il Glossario se concepito come una risorsa dinamica e multimediale permette al lettore di interagire con i significati di un termine e di accedere al “piccolo mondo” di contenuti e valori insiti nella presentazione di un progetto messa a disposizione per la fruizione pubblica.Il Glossario parla alla popolazione nella sua totalità -a chi studia, a chi fa ricerca o a chi insegna, agli appassionati, agli interessati o ai curiosi- stimolando una riflessione e un approccio multiforme rispetto all’elemento del progetto.

Lo scopo di questa sezione non è quello di presentare delle definizioni univoche e valide una volta per tutte ma creare un linguaggio funzionale e rappresentativo dei progetti messi a disposizione.

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A

Accessibilità

Da accesso s. f. (dal lat. accessibilità).

Fonti: materiali open access di Policreo,
Vocabolario online Treccani.

In ambito progettuale il termine rimanda a una serie di elementi e disposizioni normative affinché spazi e attrezzature possano essere utilizzati in autonomia e sicurezza da ogni tipologia di persona avente differenti esigenze basate sul soddisfacimento di determinati standard.
Esempio 1: un luogo/struttura/servizio è accessibile quando è possibile accedere e interagire con facilità mediante l’utilizzo delle proprie risorse personali.
Esempio 2: il grado di a. di un luogo, costituisce dunque un’essenziale caratteristica che qualifica una porzione dello spazio.
L’a. di un luogo è individuata, in fase di analisi territoriale e nelle indagini propedeutiche a una progettazione, in merito alla possibilità di raggiungere, usufruire e relazionarsi con un determinato luogo fisico. Il grado di a. di un luogo è anche connesso con le potenzialità, manifeste e latenti, e le risorse disponibili. Il concetto è utilizzato anche per spiegare la capacità di poter disporre di alcune informazioni: a. delle informazioni in merito a un determinato argomento.

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Contiene 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs) per un totale di 169 traguardi. Hanno sostituito gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals) e rappresentano obiettivi comuni su un insieme di questioni fondamentali per lo sviluppo. Per citarne alcuni: la lotta alla povertà, alla fame, la pace, il diritto all’istruzione e il contrasto al cambiamento climatico. Essi riguardano tutti i paesi e i popoli del pianeta: nessuno ne è escluso, né deve essere lasciato indietro lungo il cammino necessario per portare il mondo verso modelli più sostenibili. L’avvio ufficiale degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile ha coinciso con l’inizio del 2016: i Paesi si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030.

Alternativa (soluzione/ipotesi)

s. f. (dell’agg. alternativo).

Fonti: materiali open access di Policreo,
Vocabolario online Treccani.

1. L’alternarsi, il ripetersi di due o più cose, possibilità o soluzioni progettuali.
2. Termine utilizzato per indicare la necessità/possibilità di una scelta/selezione fra due o più soluzioni (es. a. progettuali) aventi differenti impatti, esiti e funzioni rispetto al contesto di riferimento.

Àmbito

s. m. (dal lat. ambĭtus, der. di ambire).

Circùito, spazio, materiale e immateriale, compreso entro confini definiti limiti, nel quale ci si muove o compie determinate funzioni. Usato anche come sinonimo di categoria.

Anàliṡi

s. f. (dal gr. «scomporre, risolvere nei suoi elementi»).

Scomposizione di un tutto, concreto o astratto, nelle parti che lo costituiscono, soprattutto a scopo di studio; si oppone a sintesi con sfumature semantiche a seconda delle discipline, distinguendosi mediante vari attributi o altre specificazioni.

Analiżżare
Operare la scomposizione di un tutto per compiere lo studio delle singole parti.

Antropiżżazióne

s. f. (der. di antropizzare).

L’intervento umano sull’ambiente naturale, allo scopo di adattarlo, trasformarlo e alterarlo, spesso con effetti ecologicamente nefasti, al servizio di interessi umani. Ne sono esempi: l’agricoltura, il diboscamento, la costruzione di abitazioni, di impianti agricoli o industriali, ecc.

Antropocene

s. m. (dal gr. «uomo» con l'aggiunta del secondo elemento -cene, dall'ingl. anthropocene).

Il termine formulato dal premio Nobel per la chimica atmosferica Paul J. Crutzen indica l’era geologica considerata successiva all’Olocene, iniziata nel 18° secolo con la rivoluzione industriale e caratterizzata dai sostanziali mutamenti ecosistemici e geologici prodotti da fattori antropogenici. Descrive l’attuale epoca geologica, in cui l’ambiente terrestre -nel complesso delle caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche- è fortemente condizionato a qualsiasi scala dagli effetti dell’azione umana, con particolare riferimento all’aumento delle concentrazioni di CO2 e CH4 nell’atmosfera.

Assistènza (clinica, sanitaria, socio-sanitaria)

s. f. (dal lat. assistentia, der. di assistĕre).

Fonti: materiali open access di Policreo,
Vocabolario online Treccani.

1. Atto dell’assistere, dell’essere presente, prestare la propria opera, abilità-tecnica o le proprie cure a chi ne ha bisogno, fornendo un servizio, supporto, aiuto, conforto, soccorso.
2. Dare, prestare a., attività svolta da determinati enti o organizzazioni per sovvenire alle necessità di particolari categorie. Ad esempio: a. come l’insieme dei mezzi/strumenti a livello sociale, sanitario e assistenziale. Scopo dell’a. è quello di facilitare e influire sulla qualità della vita degli individui mediante l’erogazione di prestazioni, servizi, programmi (es. pianificazioni per rendere accessibile un luogo, un servizio alla collettività).
3. Con significato più ampio: a. tecnica come il complesso dei servizi, consigli e opere che forniscono azioni/possibilità agli utenti e clienti perché questi operino con maggiore efficienza e sicurezza.

Attuazióne

s. f. (der. di attuare).

L’attuare e l’attuarsi, la realizzazione.

Piano attuativo
I piani attuativi (PA) sono atti di pianificazione urbanistica comunale che definiscono nel dettaglio le previsioni del piano di governo del territorio (PGT) (Legge regionale 11/03/2005, n. 12, art. 12) e specificano i parametri urbanistici ed edilizi. Le previsioni contenute nei piani attuativi e loro varianti hanno carattere vincolante e producono effetti diretti sul regime giuridico dei suoli. Gli strumenti attuativi previsti dalla legislazione statale e regionale sono numerosi. Tra questi ricordiamo piani di recupero lottizzazione zona insediamenti produttivi. La convenzione urbanistica regola le modalità operative e gli impegni derivanti dall’attuazione del piano.

Audit

Fonte: Agenzia regionale per la protezione ambientale, D. Giardi (2007) Dizionario dell’ambiente, Alinea editrice, Firenze.

Insieme di attività, svolte secondo una procedura, che consentono una valutazione sistematica, periodica e documentata, dell’efficienza dell’organizzazione e del suo sistema di gestione della sicurezza e dell’ambiente, anche mediante la verifica della corretta attuazione delle politiche e delle procedure operative aziendali e l’individuazione di eventuali azioni correttive. Gli audit possono essere svolti da soggetti interni all’azienda, audit interni, sia da esterni quali società di consulenza accreditate.

Autonomìa

s.f. (dal greco «stesso» e «legge»).

Il potere di dar legge a sé stesso.  Nell’uso comune, la facoltà e capacità del singolo di regolarsi liberamente (rivendicare, difendere la propria autonomia), capacità di provvedere da sé alle proprie necessità. Il termine definisce il rapporto tra l’individuo e l’ambiente e la capacità di adattarvisi utilizzando le possibilità da esso offerte. Il livello di a. si modifica nel tempo, diminuisce con il sopraggiungere della senescenza e vi aumenta la richiesta di aiuto.

Autopoièṡi

s. f. (comp. di auto- e -poiesi).

Fonti: materiali open access di Policreo,
Vocabolario online Treccani.

Termine mutuato dalla biologia. La capacità di riprodurre sé stessi che caratterizza i sistemi viventi in quanto dotati di un particolare tipo di organizzazione, atta a ricostruire gli elementi stessi e, soprattutto, a conservare invariata l’organizzazione del sistema (es. di fronte a mutamenti che intervengono nello spazio fisico in cui si opera). Il termine è riferito a ogni sistema la cui organizzazione si riproduce in forma invariata ed essenzialmente indipendente dalle perturbazioni esterne, crescendo ed evolvendo all’interno di un contesto in mutamento.

Autorizzazione Paesaggistica

Fonti: Codice dei beni culturali e del paesaggio, Brocardi.it.

L’autorizzazione paesaggistica è regolamentata dall’art. 146 c.1 del Codice dove si sancisce che “i proprietari, possessori o detentori a qualsiasi titolo di immobili o aree di interesse paesaggistico, tutelati dalla legge, non possono distruggerli né introdurre modificazioni che rechino pregiudizio ai valori paesaggistici oggetto della protezione”. Nel caso di interventi in aree soggette a tutela paesaggistica sussiste l’obbligo di sottoporre all’ente competente (delegato dalla regione, i comuni) i progetti delle opere da eseguire affinché ne sia accertata la compatibilità paesaggistica e rilasciata l’autorizzazione. L’interlocutore del soggetto proponente in materia di paesaggio è il Comune, a cui fa capo il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica.

Autosufficiènza

s.f. (comp. di auto e sufficienza).

Essere autosufficiente, il bastare a sé stesso. A livello generale nessuno può essere definito autosufficiente in senso assoluto in quanto molto dipende dall’ambiente e dalla società di riferimento.

Azióne

s. f. (dal lat. actio -onis, der. di agĕre «agire»).

L’agire, l’operare. È associato anche ad atto (considerata in questo caso l’azione come atto singolo, rivolto a un fine), e con attività.
Nell’ambito progettuale le azioni di un progetto riguardano ad esempio:

  • la costruzione dell’architettura
  • l’esercizio dell’architettura
  • la dismissione dell’architettura.

Il concetto di Azioni del progetto è collegato al ciclo di vita del progetto.

B

Bène

(dal lat. deriv. di bŏnus «buono»).

Con significato economico: ciò a cui viene attribuito valore, pregio, dignità qualsiasi. In tal senso può essere inteso come b. tanto un oggetto materiale quanto uno spirituale o immateriale.
In etica, il b. si riferisce alla sfera della moralità, della condotta, individuale e sociale (collegato al concetto di etica). Fondamentale è la distinzione tra b. immobili e mobili. I b. immobili sono il suolo, le sorgenti, i corsi d’acqua, gli alberi, gli edifici e le altre costruzioni, anche se unite al suolo a scopo transitorio, e in genere tutto ciò che è naturalmente o artificialmente incorporato al suolo. Inoltre si possono distinguere in b. pubblici e privati, a seconda dell’appartenenza; in b. consumabili e inconsumabili, a seconda che siano o meno suscettibili di una sola utilizzazione (per es., le derrate alimentari, da un lato, i libri, dall’altro); in b. deteriorabili (per es., i macchinari) e non deteriorabili (per es., le pietre preziose); in b. divisibili e b. indivisibili, a seconda che possano o meno essere frazionati senza cessare di servire all’uso cui erano destinati (per es., un fondo rustico, o, di contro, un animale vivo); in b. commerciabili e b. incommerciabili. Infine, si distinguono i b. generici, determinati dall’appartenenza a un certo genere (per es., il vino da tavola), dai b. specifici, dotati di una specifica identità (per es., una bottiglia di vino pregiato).

Benèssere

s. m. (ben-essere).

Buono stato di forze fisiche e morali: provare un senso di b. E’ collegato al concetto della salute e della sanità. Lo stato di benessere può essere materiale ma anche spirtituale e piscologico.

Il Codice dei beni culturali identifica i beni culturali : “le cose immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose individuate dalla legge o in base alla legge quali testimonianze aventi valore di civiltà” (art. 2, comma 2, del D.Lgs.  42/2004). La definizione  è ulteriormente specificata dall’art. 10 che differenza tra beni di proprietà pubblica e di enti privati senza fine di lucro e beni di proprietà privata. Al concetto di bene culturale fa riferimento il tema più ampio del Patrimonio.

B. immateriali
Si tratta di b. intangibili che assurgono propriamente a nuovo b. nel momento in cui si estrinsecano in un elemento materiale e assumono la qualità di bene giuridico allorché riconosciuti dall’ordinamento come oggetto di una tutela specifica. Ciò avviene, per le creazioni intellettuali attinenti al mondo della cultura, al mondo della tecnica e all’identità commerciale dell’impresa, a condizione, però, che presentino i requisiti cui la legge subordina l’applicazione della corrispondente normativa. La tutela avviene mediante quel complesso di regole che va sotto il nome di proprietà intellettuale e mira specificamente ad attribuire all’autore/inventore diritti esclusivi sui risultati della sua attività, precludendo a ogni altro l’utilizzazione e il godimento del bene o subordinandone l’utilizzazione a un compenso.

B. pubblici e di interesse pubblico
Sono l’insieme di mezzi di cui si serve la pubblica amministrazione per perseguire l’interesse pubblico, in base alle norme vigenti in materia di finanza, contabilità dello Stato e procedimenti amministrativi. L’art. 1 del r.d. 2440/1923 ne specifica la natura precisando che i primi appartengono esclusivamente allo Stato o agli enti pubblici, mentre i secondi possono appartenere anche a soggetti privati. In particolare, l’ordinamento giuridico non definisce i b. pubblici ma individua categorie di b. sulla base di caratteristiche comuni, quali la finalità pubblica e le limitazioni alla disponibilità, all’uso e alla tutela. Il primo riferimento normativo si ha nell’art. 42 Cost., dove sono indicati due generi di proprietà e si afferma che i b. possono appartenere a soggetti sia pubblici sia privati: «La proprietà è pubblica e privata. I beni appartengono allo Stato, ad enti pubblici o a privati». Il codice civile (art. 822 e seguenti) e altre leggi speciali di settore distinguono i b. pubblici secondo un criterio formale che si fonda sul regime giuridico a questi applicabile (alienabilità, prescrittibilità dei diritti e pretese dei terzi), e individua due principali categorie di b.: i b. demaniali e i b. patrimoniali. I b. demaniali sono inalienabili, imprescrittibili, non suscettibili di usucapione né di espropriazione forzata e non possono essere oggetto di diritti a favore di terzi. Per quanto concerne i b. patrimoniali, definiti anche b. in «proprietà privata dell’ente pubblico», si distingue tra b. indisponibili e b. disponibili, a seconda dell’esistenza o meno di uno specifico vincolo di destinazione pubblica.

Sono le migliori soluzioni tecniche impiantistiche, gestionali e di controllo in grado di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente attraverso, ad esempio, bassi livelli di emissioni di inquinanti e l’ottimizzazione delle materie prime utilizzate nel processo. La migliore tecnologia disponibile o le migliori tecniche disponibili è la tecnologia approvata dai legislatori o dalle autorità di regolamentazione per soddisfare gli standard di produzione per un particolare processo, come l’abbattimento dell’inquinamento.
Il primo inquadramento normativo delle Migliori Tecnologie Disponibili (Best Available Techniques) risale alla direttiva IPPC (1996), per il controllo e prevenzione integrata dell’inquinamento, che ne introduce i principi fondanti: applicabilità tecnica ed economica, bilanciamento costi benefici e approccio ambientale integrato. Da quando è nata la successiva Direttiva sulle Emissioni Industriali (EU/2010/75, recepita in Italia nel decreto legislativo 46/2014) il concetto di BAT è entrato ufficialmente a far parte delle Autorizzazioni Integrate Ambientali, e con esso i valori di emissione associate alle tecniche descritte che diventano legalmente vincolanti. Questa scelta si appoggia sul principio secondo il quale la normativa a cui i grandi impianti industriali devono essere conformi segue l’evoluzione delle tecnologie, riadattando le prescrizioni normative a quelle performance che vengono raggiunte dalle tecnologie considerate per l’appunto migliori, nel senso che garantiscono una migliore protezione dell’ambiente nel suo complesso.
Per seguire il progresso tecnologico e la selezione delle BAT, la Direttiva ha introdotto un processo formale di revisione dei documenti settoriali di riferimento – i cosiddetti BAT Reference document (BREF) – all’interno dei quali vengono stilati dei capitoli denominati BAT Conclusions. Una per settore, le BAT Conclusions sono l’elemento chiave di un BREF.

 

Biodiversità

(dall’inglese biodiversity, abbrev. di biological diversity).

Il termine biodiversità è stato coniato nel 1988 dall’entomologo americano Edward O. Wilson. Indica la ricchezza di vita sulla terra composta da milioni di piante, animali e microrganismi e gli ecosistemi che essi determinano nella biosfera. Il termine “diversità” è inteso qui come abbondanza, distribuzione e interazione tra le diverse componenti del sistema vivente. All’interno degli ecosistemi convivono ed interagiscono fra loro sia i viventi sia le componenti fisiche ed inorganiche, influenzandosi reciprocamente. Varietà nelle forme di vita vegetale e animale nei diversi habitat del pianeta. È un concetto ampio che include la diversità genetica all’interno di una popolazione, il numero e la distribuzione delle specie in un’area, la diversità di gruppi funzionali (produttori, consumatori, decompositori) all’interno di un ecosistema, la differenziazione degli ecosistemi all’interno di un territorio
La Convenzione ONU sulla Diversità Biologica definisce la biodiversità come la varietà e variabilità degli organismi viventi e dei sistemi ecologici in cui essi vivono, evidenziando che essa include la diversità a livello genetico, di specie e di ecosistema. La diversità ecosistemica definisce il numero e l’abbondanza degli habitat, delle comunità viventi e degli ecosistemi all’interno dei quali i diversi organismi vivono e si evolvono.

Biṡógno

s. m (dal lat. bisonium, con senso affine a «necessità, mancanza di qualcosa che è sentito come necessario»).

Fonti: materiali open access di Policreo,
Vocabolario online Treccani.

È possibile distinguere diversi tipi di b.:

  • b. individuali (desideri, esigenze materiali, fisiologici necessari alla sopravvivenza, economiche, culturali)
  • b. collettivo pubblici, avvertiti dai componenti di un  gruppo o di un territorio (appartenenza, senso di identità, memoria locale)
  • b. sociali, quelli che vengono sollecitati dall’ambiente sociale e che creano il capitale socio-culturale  favorendo rapporti interpersonali di diversa natura e durata (b. di confrontarsi, b. di socialità, b. dettati da una posizione sociale, ecc.).

Il concetto di b. si può anche declinare in b. percepito interno (vissuto) ed esterno (attribuito). Ad esempio: «I bisogni latenti e visibili espressi da un territorio/da una comunità».

Bonìfica

s. f. (der. di bonificare).

A livello ambientale consiste nell’insieme di lavori per liberare ambienti, terreni, ecc. dall’inquinamento (decontaminazione, risanamento-contaminazione, inquinamento).
In materia di costruzione concerne il complesso di opere edili volte a risanare costruzioni (risanamento, ristrutturazione).
In idraulica è il complesso di opere per prosciugare terreni. Azione di bonificazione, drenaggio, risanamento, prosciugamento. La b. idraulica, può essere attuata per prosciugamento naturale, meccanico, per colmata, o con sistema misto. Il complesso di lavori e opere necessari per prosciugare e risanare, a fini produttivi e igienici, terreni soggetti alla sommersione o all’invasione delle acque ristagnanti.
La bonifica integrale consiste nell’insieme di opere (regolazione delle acque mediante costruzione di canali, creazione di laghi artificiali, dissodamento e sistemazione idraulico-agraria del terreno, rimboschimento, costruzioni edilizie per abitazione e per altri scopi, ecc.), che servono a mettere in piena efficienza, ai fini della produzione e dell’insediamento umano, i terreni prosciugati o poveri di acqua sia in pianura, sia in zone collinari o montane.

B.Agraria
Complesso di interventi di pubblico interesse (tecnici, igienici, demografici, economici), finalizzati al risanamento di aree territoriali improduttive o dissestate attraverso opere e attività coordinate di trasformazione di terreni, sistemazione di flussi d’acqua e realizzazione di infrastrutture. In origine aveva la funzione di rendere salubri terreni paludosi; successivamente venne finalizzata al miglioramento di aree agricole e la sua portata si ampliò progressivamente fino a comprendere il riassetto complessivo di un determinato territorio. La disciplina sulla bonifica dei siti inquinati (contenuta nel Titolo V, parte quarta, del Decreto legislativo 152/2006, c.d. Codice dell’Ambiente), è stata oggetto di modifiche e integrazioni sui processi di bonifica e sulla riqualificazione delle aree contaminate.

Building Information Modeling (BIM)

Fonti: materiali open access di Policreo,
Enciclopedia online Treccani.

Negli ultimi anni il processo ciclico della progettazione architettonica, dall’idea alla realizzazione, si è ampliato e modificato notevolmente. L’aspetto tecnologico ha assunto sempre più rilevanza: per la realizzazione di forme libere recanti alti livelli di dinamismo, per una ritrovata sensibilità riguardo le questioni ambientali (es. la ricerca di soluzioni per aumentare il comfort degli ambienti interni-esterni, gli impatti ecc.). In ambito architettonico la progettazione, si è progressivamente legata al concetto di ciclo di vita del progetto come nuovo approccio e alla gestione-manutenzione dell’edificio fino alla sua definitiva demolizione.
Questo modo di intendere il progetto ha suggerito diverse evoluzioni dei software CAD (Computer-aided drafting), in cui si passa dal concetto di descrizione geometrica della forma a quello di analisi del flusso di informazioni necessarie a descriverla. Questo genere di considerazioni è derivata dal fatto che gli elaboratori elettronici, nella maggior parte dei casi in forma implicita, consentono di generare, immagazzinare, organizzare e classificare molte più informazioni di quante si riescano normalmente a rappresentare. L’obiettivo perseguito, perciò è quello di esplicitare e parametrizzare le informazioni utili alla pratica del progetto. Per descrivere una primitiva architettonica è necessario integrare un volume molto ampio di informazioni che fanno riferimento a diversi ambiti (geometria, funzione, materiali, costi, ecc.).
La prima evoluzione del CAD in questa direzione è data, dai software BIM: il primo, ArchiCAD, è stato rilasciato da Graphisoft nel 1987 come risultato di un progetto di ricerca intitolato Virtual building, poi seguito da tanti altri di cui i più importanti sono Revit e Allplan rilasciati rispettivamente da Autodesk e Nemetschek. In particolare, i software BIM sono basati su un insieme di primitive tridimensionali parametriche per l’edilizia basate sugli standard IFC (Industry foundation classes).
Si tratta di standard ISO concepiti in maniera trasversale a diversi settori tra cui l’architettura, l’ingegneria e l’industria delle costruzioni (AEC industry). L’approccio alla modellazione è nuovo, innovativo e totalmente differente rispetto ai precedenti software CAD; il software è in grado di gestire contemporaneamente e in maniera integrata diversi livelli di iconicità: vi è un’assoluta integrazione fra le rappresentazioni bidimensionali, le loro corrispondenti in tre dimensioni e i documenti necessari alla quantificazione dei costi e delle superfici quali, per esempio, i computi metrici estimativi.

C

Carbon Neutral

La neutralità del carbonio significa avere un equilibrio tra l’emissione di carbonio e l’assorbimento di carbonio dall’atmosfera nei pozzi di assorbimento del carbonio, La rimozione dell’ossido di carbonio dall’atmosfera e quindi la sua conservazione è nota come sequestro del carbonio. Per raggiungere emissioni nette pari a zero, tutte le emissioni mondiali di gas serra (GHG) dovranno essere controbilanciate dal sequestro del carbonio.

CASA CLIMA®(certificazione)

Il certificato energetico CasaClima attesta le caratteristiche energetiche, la sostenibilità e la qualità di un edificio, in linea con la Direttiva del Parlamento Europeo sulla prestazione energetica nell’edilizia (2010/31/UE). CasaClima è un ente di certificazione pubblico ed indipendente, non coinvolto nel processo edilizio. Rappresenta una garanzia di trasparenza e di qualità per i committenti. La validità del Certificato CasaClima ha, come tutti i certificati energetici, una durata dii 10 anni dalla data di emissione.

Ciclo di vita (del progetto)

Fonte: materiali open access di Policreo.

Tutte le fasi inerenti a un progetto: quadro conoscitivo preliminare per la pianificazione, analisi della situazione mediante un approccio composito e multidisciplinare, formulazione delle alternative/strategie progettuali, valutazione, selezione e sviluppo di una soluzione progettuale, monitoraggio delle fasi di realizzazione fino a previsione di azioni future successive alla realizzazione progettuale.

Collettività

s. f. (dal fr. collectivité)

Qualità, carattere di ciò che è collettivo. Pluralità di persone considerate nel loro insieme: la c. sociale, nazionale,  il popolo, la comunità, la società: fare gli interessi della c.; per il bene della c. (in contrapp. agli interessi dei singoli individui).

Comfort

s. (der. ingl., dal fr. comfort «ciò che dà forza, soccorso»).

Il comfort è una condizione che coinvolge tutti gli aspetti dell’essere umano arrivando a implicare molteplici aspetti fino a raggiungere uno stato di soddisfazione interiore attribuibile al giusto equilibrio dei diversi fattori psicofisici. A livello edilizio il comfort ambientale è quella particolare condizione di benessere determinata dal giusto equilibrio di parametri fisici misurabili quali la temperatura, l’umidità dell’aria, il livello di rumorosità e luminosità, rilevati all’interno dell’ambiente. Il c. a. si identifica con il benessere psicofisico delle persone che vivono un ambiente (casa, ufficio) ed è una sensazione dipendente da determinate condizioni ambientali che sono tutte prevedibili e realizzabili con una corretta e responsabile progettazione, realizzazione e gestione degli spazi confinati. Da tale definizione si ha una ulteriore distinzione tra comfort termo-igrometrico, comfort acustico e comfort luminoso.

Comfort (Benessere) termico
Quando il corpo umano, con minimo impegno dei meccanismi di termoregolazione, non prova sensazione di freddo o di caldo, l’individuo viene a trovarsi in uno stato di soddisfazione nei confronti dell’ambiente detto “benessere termico”. Tale condizione ottimale si verifica solo se i parametri ambientali temperatura, umidità relativa e velocità dell’aria sono opportunamente graduati. La ventilazione, può influenzare i parametri microclimatici e svolge un ruolo importante nel processo di termoregolazione del corpo umano e nel garantire situazioni di comfort ambientale. Benessere microclimatico e comfort ambientale si riferiscono alla condizione ambientale in cui l’aria interna è percepita come ottimale dalla maggior parte degli occupanti dal punto di vista delle proprietà sia fisiche (temperatura, umidità, ventilazione) e chimiche (aria “pulita” o “fresca”). Il benessere termico comprende condizioni di comfort globale, cioè di tutto l’organismo, e comfort di tipo locale, relativo a specifiche parti del corpo. E’ legato al mantenimento di condizioni di neutralità termica del corpo attraverso la risposta fisiologica del sistema di termoregolazione, che mantiene costante la temperatura del nucleo corporeo. Il comfort locale è invece legato agli scambi termici localizzati in alcune aree superficiali del corpo. Nella situazione ottimale non c’è alcuna causa che induca sensazioni di discomfort, in nessuna parte del corpo.
Le condizioni microclimatiche possono costituire un rischio per la salute e influenzano la sensazione di benessere. Per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori occorre misurare lo scostamento delle condizioni microclimatiche reali da quelle di benessere: il datore di lavoro deve provvedere a mantenere il microclima degli ambienti di lavoro in condizioni prossime a quelle di benessere.

Compatto

s. m. e agg. (dal lat. compactus, compingĕre «collegare, unire»).

Il termine è utilizzato spesso in riferimento a:

  • corpi solidi le cui parti componenti hanno forte coesione fra loro, ad esempio: rocce c. o a struttura c.
  • materiale ligneo da opera molto duro a lavorarsi, legna da ardere che ha alto peso specifico e quindi alto rendimento calorifico
  • il  terreno, di solito non lavorato, a grana molto fina e ricco di colloidi (come i terreni argillosi), quindi scarsamente poroso, per cui risultano difficili la circolazione dell’aria e dell’acqua e la penetrazione delle radici.

In botanica, di parte di una pianta che porta appendici o altri organi fittamente accostati fra loro. Ad esempio: infiorescenze c. (quelle che recano molti fiori fittamente accostati)
In anatomia, il termine c. indica una varietà di tessuto osseo (sostanza c.) costituito da lamelle addossate le une alle altre, senza cavità intermedie, come per es. il tavolato esterno e quello interno delle ossa craniche.

Compensazióne

s. f. (dal lat. compensatio-onis).

Tutto quanto serve a ristabilire un equilibrio, a bilanciare una differenza, a supplire a una lacuna. In generale, l’atto di compensare, di ristabilire un equilibrio; ogni operazione che serva in qualche modo a bilanciare una differenza, e anche l’effetto, il risultato dell’operazione stessa: c. di un deficit, di una differenza di peso; c. di un errore di calcolo; c. di un vizio cardiaco, ecc. Il termine è usato con accezioni specifiche in varie discipline.

Componenti antropiche

composto da due parole: componènte s. m. e f. (part. pres. di compórre) e antropogèneṡi  f. (comp. di antropo- e -genesi (o -genia).

Fonti: materiali open access di Policreo,
Vocabolario online Treccani.

Componènte 
Che compone, che entra come parte di un insieme, di una totalità più ampia (es. la parte c. il tutto). Elemento, porzione, fattore costitutivo di un insieme complesso.

Antropogèneṡi
In antropologia, termine che indica i processi dell’origine dell’uomo da presunti antenati animali. E’ legato al concetto antropico ovvero di ciò che è dell’uomo, che riguarda l’uomo.
Le componenti antropogeniche rappresentano tutte quelle parti intese come l’esito (diretto e indiretto) delle molteplici attività umane nel costante rapporto tra lo spazio, l’ambiente, il contesto, e l’azione umana di intervento/modellamento.

Comunità

s. f. (dal lat. communĭtas -atis «comunanza»).

Insieme di persone che condividono elementi di vita sociale: collettività, società, associazioni, consorzi, gruppo.

1. Insieme di persone che hanno comunione di vita sociale, condividono gli stessi comportamenti e interessi; collettività «fare gli interessi, il bene della comunità; c. nazionale, etnica; c. familiare» la famiglia; c. scientifica: il complesso degli studiosi che appartengono a un determinato ambito di ricerca; c. linguistica, i cui membri condividono lo stesso sistema linguistico; c. virtuale, quella che unisce gruppi di utenti di Internet, definita più tecnicamente community (v.); arme di c. sono dette, in araldica, quelle degli stati, regioni, province, città e comuni.
2. Complesso degli abitanti di un comune, o, in taluni casi, l’amministrazione comunale: i beni, le terre della c.; a spese della comunità.
3. Organizzazione di una collettività sul piano locale, nazionale, internazionale: c. britannica o delle Nazioni britanniche (British Commonwealth of Nations, «C. britannica delle Nazioni»), denominazione, fino al 1949, dell’Impero britannico in quanto comunità territoriale e politica costituita da tutti i popoli, anche indipendenti, che riconoscevano la sovranità della Corona britannica; c. francese (fr. Communauté française), associazione di stati sovrani costituitasi nel 1958 tra la Francia e 12 repubbliche africane, già colonie francesi. La parola compare inoltre nella denominazione di varî organismi a carattere internazionale, come la C. europea del carbone e dell’acciaio (sigla CECA), la C. economica europea (sigla CEE, poi CE), la c. europea dell’energia atomica (sigla CEEA o EURATOM); dal 1993 sulla base di queste Comunità, integrate da ulteriori politiche e forme di cooperazione, è stata istituita l’Unione europea (sigla UE).
4. Non com.: carattere, stato giuridico di ciò che è comune; comunanza: c. di beni, c. d’interessi; anche in senso più astratto: tutte le scienze hanno una certa c. e colleganza insieme, chiamati anche “varchi”.
5. Il termine appartiene al linguaggio corrente e quello di molte discipline: con significati tecnici di non facile definizione è usato in antropologia e sociologia, in filosofia, nel diritto, nella scienza politica. Nelle scienze sociali il termine è usato in due significati. Nella sociologia classica esso serve a definire un tipo particolare di relazioni sociali poste alla base di collettività che coinvolgono l’individuo nella sua totalità: il termine evoca le piccole comunità di villaggio ma rimanda anche alla comunità nazionale, comprende la famiglia ma anche qualsiasi unità sociale in condizioni di alta integrazione; arriva infine a definire, in forma tipica, la società tradizionale che ha preceduto quella moderna. Nella sociologia contemporanea comunità è sinonimo di comunità locale.
6. L’uso limitato al significato di comunità locale in antropologia, è utilizzato in riferimento a comunità di piccole dimensioni e di cultura tradizionale.

Contaminazióne

s. f. (dal lat. contaminatio -onis).

Fonti: materiali open access di Policreo,
Vocabolario online Treccani.

L’atto di contaminare, in senso proprio e fig., e l’effetto che ne consegue. Anche l’essere contaminato o contaminarsi. In ambito progettuale si intende c. come unione di più elementi disciplinari, approcci, visioni di diversa provenienza a fini realizzativi.
Esempio: c. di conoscenze, discipline, spazi e usi, c. di funzioni in uno stesso luogo, c. di ambiti collegati. Nell’ambito della progettazione-pianificazione c. di più aspetti di un progetto come: la componente fisica, quella culturale, sociale, economica ed ambientale.

Contèsto

s. m. (dal lat. contextus «connessione, nesso», der. di contexĕre «contessere»).

Il termine usato in senso letterale riguarda il complesso di elementi o di fatti all’interno dei quali si colloca un singolo avvenimento: c. storico, ambientale, l’ambito, il background, la cornice, l’insieme, il quadro, lo scenario, la situazione.

Analisi di c.
E’ un processo conoscitivo che un’organizzazione dovrebbe compiere nel momento in cui si accinge a realizzare un intervento che va ad impattare sull’ambiente socio-economico e territoriale di riferimento nonché sul proprio contesto organizzativo, dai quali dipende in modo cruciale il risultato finale che l’intervento è in grado di produrre. Consiste in un processo conoscitivo che ha lo scopo di:

  • fornire una visione integrata della situazione in cui si va ad operare
  • stimare preliminarmente le potenziali interazioni e sinergie con i soggetti coinvolti nel progetto che si  intende realizzare, sia a titolo diretto sia a titolo indiretto
  • verificare i punti di forza e i punti di debolezza che caratterizzano la propria organizzazione rispetto al progetto da realizzare
  • verificare i vincoli e le opportunità offerte dall’ambiente di riferimento.

La possibilità di ottenere informazioni strutturate circa il contesto in cui si andrà ad operare per contestualizzare al meglio il progetto all’interno di tale realtà di riferimento, dunque di dettagliare le caratteristiche e le modalità di intervento del progetto in modo tale da garantirne maggiori possibilità di successo. L’efficacia e l’effettiva utilità di un’analisi di contesto dipendono in modo strategico dalla capacità di delimitare il campo di indagine alle condizioni, ai fenomeni ed agli stakeholders che influenzano significativamente la struttura e la dinamica di un progetto. L’analisi deve essere finalizzata all’acquisizione di un numero chiuso di dati, informazioni e indicatori e a tal fine è necessario preliminarmente individuare e delimitare gli obiettivi specifici dell’analisi, valutando:

  • la disponibilità e l’accessibilità dei dati- il tempo a disposizione- il livello di approfondimento richiesto.

In tale prospettiva, l’a. c. non deve dare origine ad un quadro informativo generico e indistinto, bensì da un quadro conoscitivo direttamente dipendente dall’obiettivo strategico perseguito attraverso il progetto da realizzare. Infatti, costituisce uno dei principali strumenti che consente una corretta declinazione degli obiettivi strategici in obiettivi operativi, pertanto deve essere strettamente correlata agli obiettivi strategici del progetto. Gli ambiti e profili di un processo di un’a.c. sono molteplici e molto differenti tra loro: le forze e le tendenze che sono in grado di influenzare le attività o i risultati del progetto sono numerose.
Un strumento utile di supporto all’analisi dello scenario interno ed esterno è costituito dall’Analisi SWOT che consente di ottenere una visione integrata degli esiti delle due fasi in cui è possibile scomporre l’analisi del contesto:

  • analisi del contesto esterno: costituito dall’insieme di forze, fenomeni e tendenze di carattere generale, che possono avere natura economica, politica e sociale e che condizionano e influenzano le scelte e i comportamenti di un’organizzazione e indistintamente tutti gli attori del sistema in cui tale organizzazione si colloca;
  • analisi del contesto interno: costituito da tutti quegli elementi che compongono la struttura interna della stessa organizzazione.

Convenzióne

s. f. (dal lat. conventio -onis «incontro, riunione; accordo, contratto», der. di convenire).

Accordo, patto stretto fra due o più persone, fra enti pubblici di differente livello, e tra fra Stai nazionali mediante il quale ciascuna delle parti si obbliga a mantenere i reciproci impegni.

Convenzione europea del paesaggio (CEP)

Fonti: Convenzione Europea del Paesaggio,
Monica Sassatelli (2007), La convenzione europea del paesaggio: paesaggi quotidiani e identità europea, in «Istituzioni del federalismo. Rivista di studi giuridici e politici», 2/2007: 53-72.

La CEP è uno strumento giuridico internazionale inserito in un ambito già caratterizzato da numerose istanze e soggetti rispetto alle politiche di riferimento, rafforzando quelli di livello europeo e locale e di tipo regionale. Il criterio centrale della Convenzione è, come si legge nel suo preambolo, che: «il paesaggio contribuisce alla formazione delle culture locali e rappresenta una componente fondamentale del patrimonio».
Il 1° settembre 2006Convenzione europea del paesaggio (CEP) è entrata in vigore in Italia (che ne era stata uno dei paesi promotori sin dagli anni ’90).

Cultura

s. f. (dal lat. cultura, der. di colĕre «coltivare» e dal ted. Kultur).

Fonti: Enciclopedia online Treccani,
K. G. Saur (1983), Conferenza mondiale sulle politiche culturali di Città del Messico 1982-Commissione UNESCO, Pietro Rossi (1970), Il concetto di cultura, Einaudi, Torino, 1970.

A livello generale la c. può essere definita come il complesso delle manifestazioni della vita materiale, sociale e spirituale di un popolo o di un gruppo etnico, in relazione alle varie fasi di un processo evolutivo o ai diversi periodi storici o alle condizioni ambientali.
La cultura, o civiltà, intesa in senso antropologico, è quell’insieme complesso che include la conoscenza, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo come membro di una società. La condizione della cultura nelle varie società del genere umano, nella misura in cui può essere indagata sulla scorta di princìpi generali, è un argomento che si presta allo studio delle leggi del pensiero e dell’agire umani.

Cultura materiale
La civiltà studiata attraverso le sue realizzazioni tecniche e sociali. Il complesso delle tecniche e dei manufatti tipici di un dato gruppo sociale o di una particolare civiltà.

D

Termine inglese riferito alla progettazione di oggetti prodotti industrialmente (disegno industriale). Con riferimento ad altri settori operativi: graphic d., la ricerca creativa e la progettazione di libri, di stampati pubblicitari; town d., la progettazione mirante a dare ordine e forma a parti di città, ad attrezzature collettive, a parchi pubblici; visual d., la progettazione di immagini per la informazione visiva: cartelli, simboli, segnali; fashion d. progettazione nel settore della moda, attività dello stilista ( fashion designer).

Design for all
In it. «Progettazione per tutti», correlato a Universal Design. Elaborato da Istituto Europeo per il Design e la Disabilità (EIDD)è stato defnito dalla Dichiarazione di Stoccolma del 2004 (DfA) come «il design per la diversità umana, l’inclusione sociale e l’uguaglianza». I progetti nascono sempre dall’osservazione, dalla ricerca e principalmente dalle richieste della committenza. DfA mi è utile per avere molta attenzione all’utenza ampliata: il Design tradizionale progetta spesso e volentieri per astrazione considerando l’essere umano standard. Di fatto l’individuo standard non esiste in quanto è un sistema complesso di abilità diversificate, a volte disabilità, e soprattutto desideri, aspirazioni. Design for All è il design per la diversità umana, l’inclusione sociale e l’uguaglianza. Questo approccio olistico ed innovativo costituisce una sfida creativa ed etica per tutti i progettisti, designer, imprenditori, amministratori e dirigenti politici. Il DfA ha lo scopo di consentire a tutte le persone di avere pari opportunità di partecipazione in ogni aspetto della società. Per raggiungere questo obiettivo, l’ambiente costruito, gli oggetti quotidiani, i servizi, la cultura e le informazioni – in breve, tutto ciò che è stato progettato e realizzato da persone ad essere utilizzati da persone – deve essere accessibile, conveniente per tutti nella società da utilizzare e rispondente alla diversa evoluzione umana. La pratica del Design for All fa uso cosciente dell’analisi dei bisogni e delle aspirazioni umane e richiede il coinvolgimento degli utenti finali in ogni fase del processo di progettazione.

Il dibattito pubblico è un processo di informazione, partecipazione e confronto pubblico su opere di interesse nazionale e si svolge nella fase iniziale di progettazione, quando le alternative sono ancora aperte e la decisione, se e come realizzare l’opera, deve essere ancora presa. L’istituto del dibattito pubblico in Italia è diventato obbligatorio con l’art. 22 del nuovo Codice dei contratti pubblici, Trasparenza nella partecipazione di portatori di interesse e dibattito pubblico. Riguarda le grandi opere infrastrutturali e di architettura di rilevante impatto sull’ambiente, sulle città e sull’assetto del territorio avviate dopo l’entrata in vigore del nuovo Codice e gli esiti del dibattito saranno valutati in sede di predisposizione del progetto definitivo e discussi in sede di conferenza di servizi.
Il dibattito pubblico rappresenta lo strumento individuato dal legislatore per anticipare i possibili conflitti che spesso accompagnano la realizzazione delle grandi opere, prevedendo una metodologia strutturata di confronto con le comunità locali da realizzarsi in tempi certi. I criteri e la procedura per l’individuazione delle opere soggette a dibattito pubblico, in base a tipologia e soglie dimensionali, sono definiti su proposta del Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, sentito il Ministero dell’Ambiente e previo parere delle commissioni, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. Il testo del decreto, elaborato dalla Struttura Tecnica di Missione di concerto con gli uffici del Ministero e la collaborazione di stakeholder qualificati, è attualmente in attesa del parere del Consiglio di Stato.

Digitale

agg. (dall’ingl. digital, dal lat. digĭtus «dito»).

1. In elettronica e in informatica, qualifica che, in contrapp. ad analogico, si dà ad apparecchi e dispositivi che trattano grandezze sotto forma numerica, cioè convertendo i loro valori in numeri di un conveniente sistema di numerazione (di norma quello binario): rappresentazione di dati (o immagini) in d., in formato d.; calcolatore d., effettuare una conversione da analogico a d. (e viceversa), firma d.

2. In riferimento a un vasto campo di applicazione – che comprende il design, l’architettura, l’urbanistica, l’ingegneria civile e, non meno importante, l’intero settore dell’ingegneria industriale – per progettazione d. s’intende un processo che, dall’ideazione alla realizzazione, è interamente condotto con mezzi digitali, e nel quale si riscontra la compresenza di tre condizioni basilari che, a partire dai prodromi dell’ultimo decennio del secolo scorso, hanno avuto più ampia diffusione in questo esordio del nuovo secolo:

  • progettazione basata su modelli tridimensionali realizzati non come semplice rappresentazione di un oggetto o di un manufatto, bensì come sistema conoscitivo, di simulazione e prototipazione;
  • introduzione di un hardware grafico di terza generazione atto a supportare tecniche di visual computing 3D, tecniche grazie alle quali la tradizionale figurazione per piani di proiezione e schema al contorno dell’oggetto viene affiancata da quella per modelli visualizzati in forma ombreggiata, modificabili interattivamente in tempo reale;
  • specificazione delle diverse fasi di utilizzo del modello e introduzione di appropriati strumenti per la sua creazione, analisi e restituzione nelle fasi di design review e design presentation.

Le implicazioni sottese all’introduzione delle metodiche di computazione visiva sono profonde e sostanziali: si rende possibile il superamento dei problemi connessi al sistema analogico, ma anche di quelli legati all’epoca della prima informatizzazione, le cui tecniche basate sull’indicizzazione e la descrizione testuale si sono rivelate strumenti insufficienti a richiamare contenuti multimediali e spaziali. Non si tratta di avere soltanto strumenti di ausilio (il contributo offerto dalle maquette tradizionali, ossia il modello), quanto di poter trasferire l’intero ragionamento digitalmente, operando progettualmente su un modello visualizzabile con accessibilità continua nello spazio e nel tempo, per realizzare sistemi dinamici e restituzioni di dati facilmente analizzabili anche da operatori non esperti.
Quanto accaduto negli ultimi anni rappresenta una rivoluzione non nella formulazione del metodo di base (la progettazione basata su modelli digitali ha ormai circa trent’anni) e nel fatto che l’incremento delle potenze computazionali ha reso gestori del processo progettuale non più i dati numerici in sé – che rimangono un attributo o una base nascosta – ma i meccanismi conoscitivi legati alla loro visualizzazione. Il processo di progettazione ha assunto così una base visuale dominante. Lo schema mediatico operativo del digitale ha inoltre portato a una sostanziale separazione tra ‘fare’ e ‘vedere’: costantemente unificati nell’interfaccia del foglio da disegno, i meccanismi conoscitivi sono stati separati dai sistemi numerici digitali, giacché l’interfaccia di visualizzazione (il monitor) raramente è anche l’interfaccia di creazione del progetto – di solito affidata a un altro dispositivo (mouse, tastiera ecc.).

 

Modelli digitali
I modelli d. consentono al progettista non solo di essere ideatore, ma anche di tornare ‘costruttore’ della propria opera, giacché essi non solo rappresentano l’oggetto ideato, ma anche il codice che ne permetterà la realizzazione su macchine a controllo numerico e/o con processi automatizzati. In questa direzione, con la progettazione digitale viene meno la separazione tra la fase concettuale/creativa, predisposta secondo peculiari canoni estetici, la fase dell’ingegnerizzazione, la verifica della realizzabilità e la fase propriamente esecutiva.
Nel campo dell’architettura, il processo di prototipazione digitale comporta – rispetto alle procedure usuali – un’organizzazione delle informazioni connesse al processo di progettazione fondata sul ruolo centrale del sistema rappresentativo. Il modello diviene l’elemento di integrazione delle diverse componenti (corrispondenti ad aspetti o fasi differenti), in quanto documento unico in grado di contenere tutte le informazioni relative al progetto. Tali informazioni possono essere collegate dinamicamente fra loro e rese accessibili attraverso un’organizzazione multilivello.

Qualsiasi restrizione o carenza (conseguente a una menomazione) della capacità di svolgere un’attività nel modo e nei limiti ritenuti normali per un essere umano.  La parola “disabile” non è opportuna, così come non lo è neanche l’espressione “diversamente abile”: in entrambi i casi, infatti, si identifica la persona con la sua condizione psico-fisica, riducendo lo spazio di autodeterminazione a cui ha diritto. L’espressione più corretta è “persona con disabilità”, che indica come la limitazione sia una condizione temporanea, che la società ha il dovere di rimuovere. La Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF). ICF appartiene alla famiglia delle classificazioni internazionali sviluppate dall’OMS. Nell’ICF vengono classificati il funzionamento e la disabilità associate alle condizioni di salute. La d. è qui definita «il risultato di una discrepanza tra le richieste dell’ambiente e le prestazioni del singolo individuo».

DNSH (Do No Significant Harm)

Fonte: Italia Domani.

Principio che prevede che gli interventi previsti dai PNRR nazionali non arrechino nessun danno significativo all’ambiente: questo principio è fondamentale per accedere ai finanziamenti del RRF. Inoltre, i piani devono includere interventi che concorrono per il 37% delle risorse alla transizione ecologica. Si basa su quanto specificato nella “Tassonomia per la finanza sostenibile”, adottata per promuovere gli investimenti del settore privato in progetti verdi e sostenibili nonché contribuire a realizzare gli obiettivi del Green Deal.
Il Regolamento individua sei criteri per determinare come ogni attività economica contribuisca in modo sostanziale alla tutela dell’ecosistema, senza arrecare danno a nessuno degli obiettivi ambientali:

  • mitigazione cambiamenti climatici
  • adattamento ai cambiamenti climatici
  • uso sostenibile e protezione delle risorse idriche e marine
  • transizione verso l’economia circolare con riferimento anche a riduzione e riciclo dei rifiuti
  • prevenzione e riduzione dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua o del suolo
  • protezione e ripristino della biodiversità e della salute degli ecosistemi.

Domanda

s. f. (der. di domandare).

1. Il domandare, le parole con cui si esprime il desiderio di sapere qualcosa.
2. Espressione orale o scritta di un desiderio. In particolare:petizione, supplica, richiesta scritta, d. rivolta a un’autorità, a un organo, a un ufficio e sim., perché ci sia accordato qualche cosa.

E

Ecogestione

Fonte: Ispra ambiente.

L’ecogestione è la gestione delle attività di una organizzazione che ha o può avere un effetto sull’ambiente al fine di preservare le risorse naturali, limitare i rischi e le emissioni. Poiché lo sviluppo economico non può prescindere dalla salvaguardia delle risorse ambientali, si rende necessario un mutamento culturale che coinvolga le istituzioni, il mondo imprenditoriale e i cittadini.

A tal fine si sono costruiti nuovi strumenti per migliorare le prestazioni ambientali delle imprese:
–  Eco Management and Audit Scheme (EMAS)
–  Ecolabel europeo
–  Appalti verdi (Green Public Procurement).

Ecologìa

s. f. (comp. di eco- e -logia).

Fonti:  Vocabolario online Treccani, Enciclopedia online Treccani, Glossario sulla Sostenibilità Commissione Sviluppo Sostenibile Ordine degli Architetti PPC di Pescara (2011).

Termine coniato dal biologo E. Haeckel nel 1865. Parte della biologia che studia le relazioni tra organismi o gruppi di organismi e il loro ambiente naturale, inteso sia come l’insieme dei fattori chimico-fisici (clima, tipo di suolo, luce, nutrimento, ecc.) sia come l’insieme dei fattori biologici (parassitismo, competizione, simbiosi, ecc.), che influiscono o possono influire sulla vita degli organismi stessi.
L’e. diffusasi largamente come scienza e come pratica, si suddivide in numerose branche (e. vegetale, agraria, animale, marina, umana, spaziale) che toccano tutti i problemi di importanza vitale (produttività e sfruttamento delle risorse naturali, conservazione e protezione della natura dal depauperamento ambientale, comprendendo la tutela del paesaggio, la lotta all’inquinamento delle acque, la razionalizzazione degli insediamenti umani, ecc.).
Spesso il termine adoperato anche per indicare la necessità di conservare e difendere la natura, e l’insieme dei provvedimenti rivolti a eliminare quanto può turbare l’equilibrio dell’ambiente naturale.

E. applicata
Branca dell’e. che si occupa dello studio della struttura e della conservazione degli ecosistemi naturali utilizzati dall’uomo. All’obiettivo di prevenire, identificare e porre rimedio al deterioramento dei sistemi stessi e delle relative risorse naturali in riferimento alla dimensione economica. Occuparsi del sistema in cui si vive è diventata, per l’essere umano, una necessità esito dell’incremento demografico, dell’industrializzazione e del dominio della maggior parte della superficie terrestre. Uno dei problema di cui si occupa l’e.a. è la valutazione del rapposto costi/benefici nell’uso delle risorse ambientali.

Scienza, sviluppatasi a partire dal XVI secolo, in diverse scuole e teorie. Studia le leggi che regolano la produzione, la distribuzione e il consumo delle merci, con riguardo sia all’attività del singolo agente economico, sia al più generale assetto sociale di uno stato, di una collettività nazionale e internazionale. L’e. ha differenti ambiti applicativi e può essere variamente denominata.

E. circolare
Un modello di produzione-consumo volto all’uso efficiente delle risorse e al mantenimento circolare del loro flusso minimizzandone gli scarti. E’ una sfida epocale che punta all’eco-progettazione di prodotti durevoli e riparabili per prevenire la produzione di rifiuti e massimizzarne il recupero, il riutilizzo, il riciclo e la creazione di nuove catene di approvvigionamento di risorse in sostituzione alle materie prime vergini. Il successo di quel processo chiamato “transizione ecologica” dipenderà  dalla capacità della pubblica amministrazione, delle imprese e del no-profit, di lavorare in sintonia di intenti secondo norme più semplici, spedite ed efficienti, e da un aumento di consapevolezza e di partecipazione da parte dei cittadini attraverso l’informazione,  la comunicazione e l’educazione verso la realizzazione di un pieno sviluppo sostenibile.

E. verde (green economy)
Modello teorico di sviluppo economico che prende in considerazione l’attività produttiva valutandone sia i benefici derivanti dalla crescita, sia l’impatto ambientale provocato dall’attività di trasformazione delle materie prime. Secondo questo modello gli investimenti pubblici e privati ​​mirano a ridurre le emissioni di carbonio e l’inquinamento, ad aumentare l’efficienza energetica e delle risorse, evitare la perdita di biodiversità e conservare l’ecosistema. E’ un’economia capace di migliorare il benessere umano e l’equità sociale, riducendo  i rischi ambientali e le scarsità ecologiche.

E. blu (blue economy)
Modello di sviluppo economico globale che riprende motivi dell’economia verde, potenziandone l’obiettivo, verso l’eliminazione completa delle emissioni di anidride carbonica, mediante nuove tecniche di produzione e migliorando quelle esistenti. E’ è un partenariato internazionale istituito dalla Commissione europea, coordinato dall’Italia e dalla Norvegia, dedicato alla tutela della biodiversità e delle risorse naturali degli oceani e dei mari. Il fine è riuscire a conciliare ecologia e sviluppo, favorendo una transizione inclusiva verso un’economia climaticamente neutra e sostenibile. Il Ministero dell’Università e della Ricerca è il coordinatore del consorzio.

Ecosistèma

s. m. (comp. di eco- e sistema).

In ecologia rappresenta l’unità formata dall’insieme degli organismi viventi e delle sostanze non viventi, necessarie alla sopravvivenza, con le quali i primi stabiliscono uno scambio di materiali e di energia, in un’area delimitata (ad esempio un lago, uno stagno, un prato, un bosco).
In un e.si distinguono vari componenti:

  • materiale abiotico (privo di vita) costituito di sostanze inorganiche e organiche
  • produttori, organismi autotrofi (piante verdi e alcuni batteri) capaci di costruire sostanze organiche a spese di sostanze inorganiche
  • consumatori, organismi eterotrofi (animali, piante parassite e saprofite) che si nutrono di altri organismi o di sostanze organiche da questi prodotte
  • decompositori, organismi eterotrofi (batteri, funghi, altri organismi saprobi) che degradano le molecole organiche e liberano sostanze più semplici le quali sono utilizzate dai produttori.

Gli e. sono quasi sempre sistemi aperti e hanno scambi di materiali e di energia con altri e.

Emissióne

s. f. (dal lat. emissio -onis, der. di emittĕre «emettere»).

L’atto di emettere, mandar fuori qualche cosa: l’e. della voce, di una sostanza.

E. Inquinanti
Fenomeno fisico consistente nel rilascio di sostanze chimiche inquinanti, che mutano la composizione o lo stato fisico dell’atmosfera alterando le condizioni di salubrità dell’aria e influendo sulle risorse biologiche, gli ecosistemi e le infrastrutture. Fra le sostanze inquinanti rientrano i Long lived greenhouse gas (LLGHG), responsabili dell’effetto serra. Gli agenti inquinanti si dividono in primari, secondari e intermedi, a seconda che siano immessi nell’ambiente come esito diretto di un processo primario o che si formano per interazione tra inquinanti primari, ossigeno atmosferico e irraggiamento solare o che comprendano componenti primarie e secondarie. Particolarmente nocivo è il Particolato totale sospeso (PTS), composto da particelle emesse come risultato di reazioni chimico-fisiche, che restano in sospensione in forma di polveri sottili e derivano da fonti naturali (eruzioni vulcaniche, spray marini, incendi dei boschi) o antropiche (traffico veicolare, industria, riscaldamento domestico). Molteplici studi epidemiologici hanno indicato l’elevata pericolosità delle polveri sottili (PM10, PM2 e PM5) per la salute umana.

Energìa

s. f. (dal lat. energīa).

In tecnica, con riferimento alle modalità di sfruttamento dell’energia e alle forme in cui questa si rende disponibile a fini pratici, si parla di e. meccanica, e. termica, e. elettrica, e. idrica, ecc., e si dice fonte d’e. qualsiasi sostanza o processo capaci di mettere a disposizione dell’uomo una certa quantità di energia utilizzabile

E. rinnovabile
Sono quelle fonti energetiche non soggette a esaurimento (energia eolica, energia solare, energia idroelettrica, energia oceanica, energia geotermica, biomassa e biocarburanti). Le fonti rinnovabili costituiscono alternative ai combustibili fossili e contribuiscono a ridurre le emissioni di gas a effetto serra, a diversificare l’approvvigionamento energetico e a ridurre la dipendenza dai mercati volatili e inaffidabili dei combustibili fossili, in particolare del petrolio e del gas. Il loro sviluppo è una delle componenti cruciali di ogni strategia politica tesa a minimizzare gli impatti ambientali associati al funzionamento dei sistemi energetici. La sicurezza ambientale aumenta utilizzando una fonte di e. r. disponibile sul territorio e consentendo di sostituire le fonti non rinnovabili.

Entropìa

s. f. (dal ted. Entropie, comp. del gr. «dentro»).

1. In termodinamica, funzione di stato di un sistema la cui variazione nel passaggio del sistema da uno stato a un altro può essere calcolata, considerando una trasformazione ideale reversibile tra i due stati, come somma dei rapporti tra le quantità di calore scambiate con l’ambiente in ogni tratto della trasformazione e le temperature assolute alle quali avvengono gli scambî. Si misura in calorie o in joule per grado Kelvin. Nelle trasformazioni reali, irreversibili, di un sistema isolato, in base al secondo principio della termodinamica, la variazione dell’e. è sempre positiva, e tende a un massimo, al quale corrisponde la cessazione di ogni ulteriore evoluzione spontanea del sistema (principio che, applicato all’intero universo, ha dato luogo all’ipotesi di una sua morte termica).
2. In teoria dell’informazione, indice che misura la quantità di informazione prodotta da una sorgente. L’indice è funzione della distribuzione di probabilità dei segnali che può emettere la sorgente stessa.

Equità

s. f. (der. lat. aequĭtas, di aequus «equo»).

Giustizia che applica la legge non rigidamente, ma temperata da umana e indulgente considerazione dei casi particolari a cui la legge si deve applicare. E’ definita come il principio di contemperamento di contrapposti interessi rilevanti secondo la coscienza sociale. All’interno del nostro ordinamento l’equità può assumere diverse funzioni, come ad esempio criterio di valutazione, o criterio di soluzione delle controversie, o ancora come principio fondamentale ai fini dell’integrazione o dell’interpretazione del contratto, contribuendo a determinare gli effetti giuridici che il contratto produrrà, ed a contemperare gli interessi delle parti relativamente all’affare.

F

Fàṡe

s. f. (dal gr. fasis «apparizione»).

Fonti: materiali open access di Policreo, Vocabolario online Treccani.

Nei fenomeni ciclici, ciascuno degli intervalli di tempo individuati dai passaggi da uno stato a un altro, e le caratteristiche relative all’intervallo stesso. La f. è una serie di fatti, fenomeni, un momento che appare differente dall’altro che precede o segue (ad esempio le diverse f. di un’azione, di una pianificazione, di un progetto).
La f. è anche un determinato momento/porzione di tempo avente azioni, obbiettivi, impatti, struttura e identità riconoscibile.

1. Un metodo, sistema improntato a eccessiva rigidità, severità et similia.
2. In ambito amministrativo è il sistema di riscossione delle imposte. L’insieme di tasse e tributi che incentivano l’uso di risorse abbondanti e il risparmio di quelle limitate.
A livello ambientale la f. può essere ripartita in:

  • tasse e tariffe sulle emissioni
  • tasse sui prodotti
  • tasse d’uso riferite ai servizi ambientali di cui si usufruisce.

Flessibilità

s. f. (dal lat. tardo flexibilĭtas).

1. La proprietà o la caratteristica di essere flessibile, facilità a piegarsi, e, in senso figurato a variare, a modificarsi, ad adattarsi a situazioni o condizioni diverse.
2. Nelle costruzioni, la sua attitudine a subire deformazioni elastiche, se sottoposta a flessione.
3. In riferimento a macchine, apparecchiature e sistemi elettronici ampia possibilità di utilizzazione e di adattamento a condizioni diverse d’impiego.

Fónte

s.f. (dal lat. fōns).

In senso figurato, principio, origine, ciò da cui qualche cosa proviene direttamente: la f. della vita, le f. del sapere, le f. di energia.
1. In economia, f. del reddito: qualsiasi ricchezza o attività che fornisce a chi la possiede un reddito monetario effettivo o presunto. Con riferimento all’economia nazionale, ogni ricchezza investita nella produzione che concorre a produrre il reddito nazionale.

Fonte storica

Documenti e materiali di cui si serve la storica per strutturare l’attività di ricerca. Si definiscono f. primarie quelle costituite da tracce dirette e contemporanee di una presenza o di una attività umana legate all’argomento della ricerca (documenti scritti, testimonianze orali, oggetti d’uso, giornali e riviste ecc.). Sono invece f. secondarie quelle costituite da opere storiografiche a loro volta frutto di un lavoro condotto su altre f.

Funzionalità

s. f. (der. di funzionale).

1. Rispondenza di un oggetto alla funzione a cui è destinato.
2. In fisiologia, l’attitudine di un organo a funzionare, in condizioni basali e sotto sforzo. Le prove di f. sono quelle basate sull’osservazione, con differenti tecniche, del comportamento funzionale di un organo di fronte alla somministrazione di determinati farmaci, o di cospicue quantità di un alimento semplice (ad es. il glucosio, nel caso di sindromi diabetiche).

 

G

Genius Loci

Fonti: Christian Norberg-Schulz (1979). Paesaggio Ambiente Architettura. Electa, Milano,
Convenzione europea del paesaggio.

Il termine riassume l’insieme dei caratteri socio-culturali, architettonici, comunicativi, comportamentali che contraddistinguono un luogo, un ambiente, una città.
1. Approccio allo studio e alla pianificazione di un organismo architettonico che considera i fattori che interagiscono tra il luogo e la sua specificità: culturale , ambientale, prestazionale. E’ usato o ricompreso anche nel concetto di componenti del paesaggio. Applicato all’architettura fa riferimento al tema della compatibilità con il luogo di intervento (nel senso più ampio del concetto di luogo) e come perciò interpretare il luogo a partire dallo studio fenomenologico dell’ambiente di riferimento.
2. Il termine è utilizzato anche per rispondere, in modo processuale, alla domanda: «che cosa crea e compone il paesaggio?»E’ parte integrante di questo termine il concetto polisemico di identità locale.

Governance

s. in italiano al femminile (dall'ingl. «modo di governo, conduzione»).

Esercizio dell’autorità, della direzione e della gestione di un processo. Può essere riferita all’insieme delle istituzioni formali e informali che regolano l’attività economica e il funzionamento delle organizzazioni economiche e non economiche.
1. Nel linguaggio aziendale, maniera, stile o sistema di conduzione e di direzione di un’impresa.

Governance territoriale

Insieme di tecniche, di pratiche e di istituzioni che delimitano il quadro all’interno del quale si definiscono le concrete azioni di governo di un territorio o dell’ambiente. Le procedure e gli strumenti attraverso i quali si formulano le decisioni a livello politico-istituzionale, nello specifico in riferimento al territorio e all’ambiente, richiamando la problematica della partecipazione e dell’integrazione orizzontale e verticale di attori formali e informali nel processo di creazione e implementazione di tali decisioni. Si concentra sul discorso della modalità di giustificazione, organizzazione, orientamento e di un azione politica di governo del territorio in un dato contesto.
La g. per la gestione del territorio e dell’ambiente evidenzia il passaggio da cosa un’istituzione decide e fa, a come a livello politico-istituzionale avvengono l’elaborazione di procedure decisionali atte a garantire l’integrazione (orizzontale e verticale) tra scale geografiche, funzioni e attori definendo una visione strategica della gestione del territorio/ambiente nel medio e lungo termine. La nozione di governance si afferma negli ultimi due decenni con la presa di coscienza, nell’ambito di organizzazioni private e di amministrazioni pubbliche statali e locali, della crisi del modello gerarchico di regolazione delle relazioni e della sua inadeguatezza rispetto alla crescente complessità dei fenomeni sociali, politici ed economici che investono il territorio e l’ambiente. Nel 2001, con l’adozione da parte della Commissione europea del Libro Bianco, il tema della governance si attesta a livello comunitario e dei singoli stati membri come tema prioritario. Questo documento riconosce la necessità di «aprire il processo di elaborazione delle politiche a una maggiore partecipazione e responsabilizzazione» dei cittadini e la riforma della governance europea come obiettivo strategico dell’Unione Europea da perseguire sulla base di cinque principi: apertura, partecipazione, responsabilità, efficacia, coerenza.

Green Deal

Consiste nella risposta dell’UE alla crisi climatica in atto. E’ un insieme di iniziative politiche proposte dalla Commissione europea con l’obiettivo generale di raggiungere la neutralità climatica europea entro il 2050. La Commissione europea ha adottato una serie di proposte per trasformare le politiche dell’UE in materia di clima, energia, trasporti e fiscalità in modo da ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.

I

Immissióne

s. f. (dal lat. der. di immittĕre "immettere").

Operazione di immettere e l’effetto che ne deriva. In senso figurato:  i. di acque in un canale; i. di nuove forze in un organizzazione, i. sostanze inquinanti.

Impatto

s. m. (dal dal lat. impactus e impingĕre «urtare»).

L’i. previsto, le conseguenze di un intervento, un’azione, un piano.
1. Esempio: «il progetto è stato ideato e valutato a livello micro-locale (lo specifico organismo architettonico), meso-locale (quali i. nel quartiere, nell’area dove si inserisce l’intervento), e macro-locale (quali i. su flussi e relazioni: i. sulla città, regione, su quali settori organizzativi, produttivi).
2. Termine anche in ecologia. Ad esempio l’i. ambientale inteso come l’alterazione qualitativa-quantitativa, diretta ed indiretta, a breve e a lungo termine, permanente e temporanea, singola e cumulativa, positiva e negativa dell’ambiente, prodotta da cause antropiche.

Incidènza

s. f. (dal lat. incidentia, incĭdĕre).

Gravare, far sentire il proprio peso, le proprie conseguenze, lasciare traccia su qualche cosa effetto, impatto, influenza, influsso, onere, peso, rilevanza.
1. Che ha la funzione e la forza di incidere. Di stile o parola, vivo, preciso, penetrante, che rappresenta o esprime energicamente e con efficacia l’oggetto, il concetto, il sentimento, o lascia profonda traccia. può essere anche riferito a interventi attivi o programmatici nella vita politica, sociale, economica, o in altri settori pubblici e privati (un’azione i., un programma i., e sim.), che lasciano traccia profonda, che ottengono risultati durevoli.

Inclusività

Termine con cui si designano in senso generale gli orientamenti e le strategie per promuovere la coesistenza e la valorizzazione delle differenze attraverso una revisione critica delle categorie convenzionali che regolano l’accesso a diritti e opportunità, contrastando le discriminazioni e l’intolleranza prodotte da giudizi, pregiudizi, razzismi e stereotipi. Diversamente dall’integrazione, il cui focus primario è costituito dall’individuo in quanto segmento di una totalità organica distintamente delimitata, l’i. postula la costruzione di contesti resi sensibili alle diversità, al cui interno l’azione sociale assicuri a chiunque eguaglianza di dignità, potere e rappresentanza, nel pieno rispetto di orientamenti, competenze e attitudini individuali.

Indicatóre

s. m. (dal lat. indicator -oris).

Chi indica: più spesso, dispositivo, apparecchio, scritta o altro elemento che indica o segnala qualche cosa.
Esistono diverse applicazioni del termine i.

I. sociale
In sociologia, dato, per lo più empirico, con il quale si intendono misurare, in una data situazione, variazioni significative nei comportamenti e nelle condizioni sociali (ad esempio il numero dei supermercati, delle utenze telefoniche, ogni mille abitanti).

I. ecologico
Qualsiasi organismo, animale o vegetale, che vive esclusivamente in un ben preciso tipo di ambiente, e che quindi contribuisce a identificarlo.

I. economici
In economia, alcune grandezze macroeconomiche (tasso di disoccupazione, tasso d’inflazione, produzione industriale, tasso di sconto, ecc.) significative ai fini della valutazione dell’andamento dell’economia in un dato paese

ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente)
Strumento che consente di misurare, in base al reddito, al patrimonio mobiliare e immobiliare e alle caratteristiche del nucleo familiare, le condizioni economiche delle famiglie. L’ISEE viene utilizzato per certificare il loro diritto o il loro grado di accesso a particolari prestazioni sociali agevolate.

I. demografici
Permettono di conoscere alcuni fenomeni relativi alla popolazione di un’area geografica. Ad esempio: il tasso di crescita naturale, indice di dipendenza anziani, tasso migratorio, tasso di natalità e mortalità, speranza di vita alla nascita.

Infrastruttura

s. f. (comp. di infra- e struttura).

Con significato generale: struttura o complesso di elementi che costituiscono la base di sostegno o comunque la parte sottostante di altre strutture.
1. In senso fig.: le i. di una società.
2. Con significato specifico: il complesso degli impianti e delle installazioni occorrenti all’espletamento dei servizi ferroviari, aeroportuali, i. urbane, la rete dei servizî pubblici necessari allo sviluppo urbanistico.
3. In economia, indica l’insieme di beni materiali e servizi che non entra direttamente nel processo produttivo (strade, canali, linee ferroviarie, linee elettriche e telefoniche, porti, acquedotti, fognature, opere igienico-sanitarie ecc.), ma costituisce la base dello sviluppo economico-sociale di un paese e, per analogia, anche di strutture che si traducono in formazione di capitale umano, quali l’istruzione pubblica, specie professionale, e la ricerca scientifica intesa come supporto indispensabile per le innovazioni tecnologiche. Le i., con riferimento alla distribuzione sul territorio, presentano la caratteristica di essere organizzate in reti, a differenza delle attrezzature ‘puntuali’ (scuole, ospedali ecc.). L’insieme delle i. e delle attrezzature di cui un paese è dotato forma il capitale fisso sociale.

I.digitali
Le i. d. in ricoprono un ruolo vitale per molte delle nostre attività quotidiane proprio come le autostrade, le ferrovie, le centrali e le reti elettriche.

Innovazióne

s. f. (dal lat. innovatio -onis).

L’atto, l’opera di innovare, cioè di introdurre nuovi sistemi, nuovi ordinamenti, nuovi metodi di produzione e sim.: la nostra società richiede una profonda i., o, al plur., profonde i.; i. politiche, sociali, economiche.
Le innovazioni possono essere “sociali”: si tratta di nuove idee (prodotti, servizi e modelli) che contemporaneamente soddisfano esigenze sociali (in modo più efficace delle alternative) e creano nuove relazioni sociali e collaborazioni migliorando anche la capacità della società di agire”.

I. digitale
Indica una vasta gamma di cambiamenti tecnologici, organizzativi, culturali, sociali, manageriali, creativi il cui fine è il miglioramento dell’applicazione tecnologica digitale nella società umana. Concerne l’erogazione di nuovi servizi e beni diretti agli utenti che usufruiscono dei miglioramenti digitali: possono andare dall’aumento dell’efficienza dei processi esistenti alla creazione di nuove esperienze per gli utenti.

Inquinaménto

s. m. (der. di inquinare, der. dal lat. inquinamentum «immondezza, lordura»).

L’inquinare, l’inquinarsi; contaminazione di un qualsiasi ambiente o mezzo, naturale o artificiale (acqua, alimenti, colture, ecc.), a opera di batterî o altri agenti (prodotti di rifiuto di stabilimenti industriali, ecc.).
L’i. è un fenomeno che altera sistemi come l’aria, l’acqua o il suolo in modo tale da riuscire a renderli dannosi per i viventi. Tra le diverse tipologie di inquinanti vi sono:le sostanze chimiche, le polveri, il rumore e le radiazioni. Hanno molte fonti diverse: alcune sono diffuse (come i trasporti o l’agricoltura), altre sono legate a un luogo specifico (come uno stabilimento o una centrale elettrica). Gli inquinanti rilasciati in un punto possono causare danni locali o anche percorrere lunghe distanze. Il rapporto «Segnali 2020» dell’EEA osserva l’inquinamento attraverso diverse prospettive legate al lavoro dell’Agenzia e alla normativa UE.

Esistono diverse forme di i.

I. ambientale
Il complesso delle contaminazioni che conseguono a varie attività umane alterando le caratteristiche dell’ambiente in cui l’uomo vive. Esso a sua volta è distinto in: atmosferico -alimentato dai prodotti gassosi provenienti dallo scarico a cielo aperto, in assenza di opportuni sistemi di depurazione dei fumi degli impianti di riscaldamento, dei motori a combustione, dei complessi industriali-. I. del suolo, causato principalmente da prodotti non biodegradabili e da composti chimici, metallurgici, ecc. non rapidamente eliminabili.

I. delle acque
(di falda, fluviali, lacustri, marine costiere), provocato dalle acque di rifiuto degli agglomerati urbani e dei complessi industriali, dallo scarico delle acque di lavaggio delle petroliere, ecc.

I. termico
Originato dalle acque utilizzate industrialmente come fluido di raffreddamento e reimmesse in fiumi e laghi con temperatura superiore a quella dell’ambiente, di cui turbano le condizioni; i. radioattivo, quello provocato da esplosioni atomiche e termonucleari, dalle centrali nucleari, ecc.

I. alimentare
Di origine batterica, o causato da sostanze nocive all’organismo umano, le quali pervengono agli alimenti stessi attraverso svariate vie. Ad esempio: l’incauto uso di prodotti destinati all’agricoltura (erbicidi, insetticidi), lo scarico dei rifiuti industriali, l’uso di particolari involucri.

Inquinamento acustico
(o da rumore, o sonoro), espressione usata per indicare il danno che può essere provocato dai rumori eccessivi, con innalzamento del livello sonoro al di sopra della soglia di tollerabilità, particolarmente grave per uomini e animali viventi nelle vicinanze di aeroporti, di luoghi di grande traffico, o per gli operai in certi ambienti di lavoro.

Integrazióne

s. f. (dal lat. integratio -onis).

Fonti: materiali open access di Policreo,
Vocabolario online Treccani.

Completare qualcosa che è mancante/carente aggiungendo una parte. A differenza del termine “contaminazione” la totalità è scomponibile nei diversi segmenti. Solitamente un approccio integrato presuppone una metodologia multidisciplinare in quanto ricorre a più elementi analitici e operativi che vengono messi a sistema per il raggiungimento di un obbiettivo.

Intergenerazionalità

agg. (comp. di inter- e generazionale).

Che mette in relazione generazioni diverse: conflitto intergenerazionale. I. persegue innanzitutto l’equità intergenerazionale (soddisfazione dei bisogni delle generazioni future al pari di quelle attuali), ma anche l’equità generazionale (i bisogni devono essere soddisfatti per tutti gli strati della popolazione, dunque senza iniquità fra classi sociali, fra paesi industrializzati e paesi poveri, ecc.). L’i. è il presupposto di alcune tipologie di azioni, progetti, iniziative e pianificazione. Nel social housing, ad esempio, il dialogo tra residenti e utenti aventi diverse età anagrafiche e di coorti di età è funzionale allo sviluppo di un interazione intergenerazionale propria di uno scambio proficuo di buone pratiche, mutuo aiuto, saperi e visioni del mondo che producono benessere.

Intervisibilità

Fonte: Gazzetta Ufficiale n.219 del 18.09.2010.

L’analisi di i. teorica è un metodo di verifica delle conseguenze visive di una trasformazione della superficie del suolo, l’impatto visivo di infrastrutture, architetture e impianti è definito da specifiche linee guida di autorizzazione.

L

Lavóro

s. m. (der. di lavorare).

1. Un’opera, un prodotto, una composizione, un elaborato, un manufatto, uno scritto. L’impiego di energia rivolta a un fine determinato quale la produzione di un bene, di una ricchezza ecc.: l. manuale, intellettuale ecc.
2. Esercizio continuato di un’attività specifica che prevede una retribuzione ed è fonte di sostentamento.

Leed® (Certificazione)

E’ un programma di certificazione volontario che può essere applicato a qualsiasi tipo di edificio (sia commerciale sia residenziale) e concerne tutto il ciclo di vita dell’edificio stesso, dalla progettazione alla costruzione. Promuove un approccio orientato alla sostenibilità, riconoscendo le prestazioni degli edifici in settori chiave, quali il risparmio energetico ed idrico, la riduzione delle emissioni di CO2, il miglioramento della qualità ecologica degli interni, i materiali e le risorse impiegati, il progetto e la scelta del sito. Il sistema è basato sull’attribuzione di crediti per ciascun requisito. la cui somma costituisce i 4 livelli di certificazione:  base, oro, argento, platino. Aderiscono all’iniziativa enti pubblici, realtà industriali e del mondo della ricerca. La certificazione LEED, rappresentaome uno standard mondiale per le costruzioni eco-compatibili (viene oggi applicato in 40 paesi diversi). Consente, meglio di altri strumenti, di esaltare le caratteristiche ‘verdi’ degli immobili, conferendo loro un significativo valore aggiunto e permette un confronto tra immobili alternativi nel mercato.
La certificazione dell’edificio nella versione 4.0 del protocollo americano, si basa su una checklist suddivisa in otto categorie: Trasporto e Ubicazione (LT), Sostenibilità del sito (SS), Efficienza risorse idriche (WE), Energia e Atmosfera (EA), Materiali e Risorse (MR), Qualità degli ambienti interni (IEQ), Innovazione (I), Priorità Regionale (PR). Il progetto dell’edificio dovrà avere delle caratteritiche tali da raggiungere il massimo punteggio per ogni area. Il punteggio massimo raggiungibile è di 110 punti e corrispondente alla certificazione LEED Platinum.

E’ uno strumento per valutare e quantificare l’impatto ambientale ed energetico di un’attività, un prodotto, una progettazione, un organismo architettonico lungo i suo ciclo di vita: dal reperimento delle risorse materiale alla fine del ciclo di vita.
L’importanza strategica della metodologia LCA è espressa a livello europeo all’interno del Libro Verde Europeo e dalla Politica integrata dei prodotti e dei regolamenti europei (EMAS). Rappresenta un metodo fondamentale per lo sviluppo di criteri di etichettatura ambientale.

Luògo

s. m. (dal lat. lŏcus).

In senso ampio, una porzione dello spazio, idealmente o materialmente circoscritta.

M

Mass Media

(locuz. ingl. «mezzi (di comunicazione) di massa»).

Espressione, molto diffusa nell’uso internazionale, corrispondente all’italiano mezzi di comunicazione di massa o comunicazioni di massa.

Media

s. pl. (der. lat. medius «medio», usato anche rif. ingl. «mezzi (di comunicazione)»).

Nell’uso internazionale: i giornali e gli altri media; la diffusione dei media più moderni. Talvolta il termine è adoperato inesattamente come singolare come ad esempio: il m. della televisione è il piu seguito dal pubblico.

Microclima

Fonte: Salute.gov.it.

Si riferisce al complesso dei parametri ambientali temperatura, umidità relativa e velocità dell’aria, che condizionano lo scambio termico tra individuo e ambiente. Influisce in maniera significativa, insieme all’inquinamento dell’aria indoor, sulla qualità degli ambienti in cui si vive e si lavora e quindi sul benessere delle persone. Il conseguimento del benessere termico, cioè lo stato di piena soddisfazione nei confronti dell’ambiente stesso, costituisce una condizione indispensabile e prioritaria per il conseguimento del benessere totale. L’essere umano, come tutti i mammiferi, è omeotermo: i valori di temperatura interna del corpo umano devono essere mantenuti entro un campo estremamente ristretto, compreso tra 35,8°C e 37,2°C, tale intervallo garantisce le condizioni di salute e benessere dell’individuo. Affinché la temperatura del corpo umano possa restare costante è necessario che la quantità di calore prodotta o assunta dall’organismo, sia uguale a quella trasferita all’ambiente. In questa condizione il bilancio termico è uguale a zero e la temperatura corporea interna viene mantenuta nell’intervallo di normalità.

Mitigazióne

s. f. (dal lat. mitigatio -onis)

Il mitigare o mitigarsi, e l’effetto, alleviamento, addolcimento, moderazione, temperamento. Applicato a un evento o a uno stato. Alla base è l’idea di adattamento atto al fine di rendere meno gravi le perturbazioni provocate da un cambiamento. La m. è un intervento antropico che riduce le possibilità di conseguenze negative esito di mutamenti climatici e cambiamenti meteorologici.
Mitigrare significa anche in riferimento a un complesso di azioni/atti finalizzati a rendere meno gravi gli impatti di un intervento.

Mobilità Sociale

Passaggio di individui o gruppi da uno strato sociale all’altro, o da una posizione all’altra, che può essere di classe, di ceto o di stato. S’intende quindi un vasto processo di mutamenti nella struttura di un sistema sociale. In particolare, ci si riferisce a mutamenti nell’occupazione (passaggio da un’economia agricola a una industriale), nella residenza, nel livello di istruzione (diminuzione drastica degli analfabeti), nell’esposizione ai mezzi di comunicazione di massa. Tutti questi fenomeni provocano una disintegrazione della struttura sociale esistente e un conseguente stato di disponibilità degli individui, dei gruppi e dei settori sociali, che vengono in tal modo mobilitati a nuove forme di integrazione.

Monitoràggio

s.m. (da monitor per trad. dell’ingl. monitoring «monitoraggio»).

Osservazione, controllo. Elemento chiave del concetto di ciclo di vita del progetto. Seguire un’azione, progetto, una pianificazione in ogni fase. Il m. consiste nell’osservazione di impatti, effetti in corso e prevedibili ed eventuali modifiche da ottemperare rispetto alla fase iniziale di progettazione.

Monitoraggio Ambientale (MA)

Fonte: materiali open access di Policreo,
Ispra ambiente.

Il costante controllo, attraverso misurazioni ed analisi di specifici fattori, dello stato in cui si trova l’ambiente stesso rispetto alla situazione “ante opera” e quindi in assenza di cause perturbatrici o potenzialmente dannose, per ciascuna matrice ambientale. Una matrice ambientale è una delle unità fisiche in cui può essere “scomposto” l’ambiente che ci circonda e con cui interagiamo: l’aria, le acque, il suolo, la vegetazione, ma anche fattori fisici come il rumore, le vibrazioni o i campi elettromagnetici.
Il m.a. è composto da un insieme di controlli periodici o continui, attraverso la rilevazione e misurazione nel tempo, di determinati indicatori caratterizzanti le diverse componenti ambientali potenzialmente interessate dall’attuazione del piano/programma.

Multidisciplinarità

(da «multidisciplinare» agg., comp. di multi- e disciplina).

Fonti: materiali open access di Policreo,
Vocabolario online Treccani.

Usato anche come sinonimo di pluridisciplinare. Che integra, fa uso, coinvolge diverse discipline. In alcuni casi è utilizzabile assieme o come sinonimo di sinergia tra diversi campi della conoscenza, del sapere.

Approccio multidisciplinare
1. Approccio concernente la messa a sistema e il dialogo di più discipline (approcci alla conoscenza) per l’elaborazione di una teoria, compito, formulazione-ideazione di un indirizzo progettuale.
2. In un progetto pensare, elaborare una soluzione in modo multidisciplinare significa includere, allargare il campo, aprire la discussione a diverse forme/modalità di conoscenza in funzione integrativa per elaborare una strategia più ampia e complessa (spesso in risposta alla complessità della realtà sensibile) non riconducibile alle singole discipline.

Multiscalare

(da multi-scala).

Fonti: materiali open access di Policreo, M. Russo (2015) Multiscalarità. Dimensioni e spazi della contemporaneità. Archivio di Studi Urbani e Regionali XLVI, n.113, 2015, Vocabolario online Treccani.

Approccio, azione, elemento che può essere analizzato sulla base di modelli costruiti su scale che hanno ordini di grandezze diverse.
Esempio 1. Gli esseri viventi sono caratterizzati da un’elevata complessità, che si rileva variando la scala con cui rappresentiamo il sistema. Potremmo partire da un organismo e, scendendo sempre più di scala, arrivare alla sua analisi a livello di organi, tessuti, cellule, molecole. Al contrario, partendo dalla scala cellulare, deriviamo modelli per le scale più ampie.
Esempio 2. La multiscalarità è un carattere della dimensione ecologica dei fenomeni ambientali e rappresenta una categoria interpretativa per trattare la complessità dei fenomeni urbani e territoriali nell’azione di pianificazione/elaborazione progettuale.
Esempio 3. Pensare il territorio come un insieme multiscalare di elementi eterogenei rappresenta un modo per integrare le parti materiali e immateriali dello spazio e quelle degli individui (e altri viventi), che interagiscono e fruiscono dello spazio (con le rispettive dimensioni economiche, sociali, biologiche e culturali), non riassumibili in singole sezioni isolate.

N

Natura

s. f. (dal lat. natūra, natus «nascere»).

Il sistema totale degli esseri viventi, animali e vegetali, e delle cose inanimate, che presentano un ordine, realizzano dei tipi e si formano secondo leggi.
1. La volontà stessa di ordine che si manifesta in quelle leggi, come principio vivo e operante, forza generatrice di tutte le cose. Spesso n. è intesa come «ambiente» il cui equilibrio originario non può essere alterato senza danno per l’uomo e per la vita in genere: la protezione, la difesa, la conservazione della n., anche in senso concr., come complesso di atti, provvidenze, interventi che tendono a impedire l’alterazione degli ambienti e degli equilibrî naturali, e in ultima analisi dell’intera biosfera, contro lo sfruttamento umano irrazionale e a favore della natura e delle sue risorse.

Nuòvi Mèdia (New Media )

s. m. pl (locuz. ingl.).

Il complesso dei nuovi mezzi di comunicazione informatizzati (internet, tv digitale, telefonia cellulare, ecc.) frutto delle più recenti e avanzate tecnologie: l’avvento dei new media. Oltre che all’informatica, la novità concerne l’interattività, la partecipazione creativa e la formazione di comunità di utenti intorno ai contenuti digitali. I n. m. coincidono con lo sviluppo dell’informatica di massa e del pc. Sono n. m. anche i videogames e il complesso di applicazioni nate su Internet – posta elettronica, chat room, web, forum, blog e social network – e i dispositivi multimediali utilizzati per accedere alla rete. Una delle caratteristiche salienti dei n. m. è la versatilità che  di rispondere meglio nel tempo ai bisogni dell’utilizzatore utilizzando un qualunque dispositivo digitale.
1. Il concetto di n. m. si qualifica anche per l’implicito riferimento a questioni artistiche, culturali e politiche che contiene, prima tra tutte la promessa di democratizzare la produzione, la distribuzione e l’accesso a informazioni e conoscenze artistiche e culturali.

nZeb (nearly Zero Energy Building)

Fonte: ENEA.

Gli edifici ad energia quasi zero sono immobili a ridotto consumo energetico -per attività quali riscaldamento, raffrescamento, produzione di acqua calda sanitaria, ventilazione, illuminazione-  e permettono la riduzione dell’impatto nocivo sull’ambiente. La classificazione nZeb è definita dalla Direttiva Europea 31/2010/EU e recepita dal D.Lgs. 192 del 2005 anche se è spesso confusa ad ad altre definizioni energetiche “classe A”, “edifici passivi”, “edifici ad alte prestazioni energetiche”.
I parametri e le caratteristiche da dover rispettare sono definiti nel D.M. Requisiti Minimi 2015. La legge nazionale definisce: «Edificio ad altissima prestazione energetica […] Il cui fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo è coperto in misura significativa da energia da fonti rinnovabili, prodotta in situ».

O

Obbiettivo

agg. e s. m. (dal lat.. obiectivus, obiectum).

Scopo di una determinata operazione.

Offèrta

s. f. (der. di offerto, part. pass. di offrire).

Proposta, da parte del prestatore d’opera, o. (o proposta) di contratto che viene rivolta da un soggetto a uno, o più altri soggetti, e che deve contenere gli elementi essenziali del contratto che s’intende stipulare.
1. Nel linguaggio econ., la serie di quantità di un bene o servizio che vengono offerte ai differenti prezzi, o la quantità massima che i produttori-venditori sono disposti a offrire in corrispondenza di ogni prezzo, e che dipende dalla struttura dei costi, dallo stato della tecnica e dalla struttura del mercato.

Orgànico

agg. e s. m. (dal lat. organĭcus, gr. «attinente alle macchine, agli strumenti»).

1. Che si riferisce a, o in rapporto con gli organismi viventi, animali o vegetali (in quanto questi sono organizzati, dotati cioè di organi). Regno o., il regno animale e vegetale insieme in contrapp. al regno inorganico o minerale; la vita o.; i tessuti organici.
2. Che riguarda la struttura interna di qualche cosa o che agisce profondamente su di essa: introdurre mutamenti o., riforme o., in una società, in un’istituzione; leggi o., leggi fondamentali, che regolano l’organizzazione di uno stato o di un ramo della pubblica amministrazione.

Organismo

(der. di organo, sul modello dell’ingl. organism e del fr. organisme).

Fonti: materiali open access di Policreo, Vocabolario online Treccani.

In senso figurato sistema complesso costituito da più parti connesse e interdipendenti. Esempio: o. architettonico, o. urbano, o. sociale.

P

Paeṡàggio

s.m. (der. di paese, sul modello del fr. paysage).

Una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni.

Obiettivo di qualità paesaggistica
Designa la formulazione da parte delle autorità pubbliche competenti, per un determinato paesaggio, delle aspirazioni delle popolazioni per quanto riguarda le caratteristiche paesaggistiche del loro ambiente di vita.

Salvaguardia dei paesaggi
Indica le azioni di conservazione e di mantenimento degli aspetti significativi o caratteristici di un paesaggio, giustificate dal suo valore di patrimonio derivante dalla sua configurazione naturale e/o dal tipo d’intervento umano.

Gestione dei paesaggi
Le azioni volte, in una prospettiva di sviluppo sostenibile, a garantire il governo del paesaggio al fine di orientare e di armonizzare le sue trasformazioni provocate dai processi di sviluppo sociali, economici ed ambientali.

Pianificazione del paesaggio
Indica le azioni fortemente lungimiranti, volte alla valorizzazione, al ripristino o alla creazione di paesaggi.

Partecipazióne

s. f. (dal lat. tardo participatio -onis).

Il fatto di prendere parte a una forma qualsiasi di attività, sia con la propria presenza, con la propria adesione, sia con un interessamento diretto, sia recando un effettivo contributo al compiersi dell’attività stessa:

Legge sulla partecipazione
Il principio della p. e della consultazione dei cittadini è generalmente affermato negli statuti regionali. Nelle regioni ordinarie, tutti gli statuti sanciscono il diritto alla partecipazione sia in generale (vedi Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria e Veneto), sia in ambiti specifici.
La ricognizione svolta sulla legislazione regionale ha evidenziato l’affermarsi, in diverse regioni, di una crescente attenzione alla promozione della partecipazione dei cittadini e delle comunità locali alle decisioni pubbliche. Oltre agli istituti e strumenti di partecipazione “tradizionali” previsti dagli statuti ed esaminati nella prima parte degli stessi (referendum, iniziativi legislativa, ecc.), si rileva, nell’ultimo decennio, una tendenza all’adozione di leggi organiche sulla partecipazione, che presentano caratteri innovativi. In particolare riguarda l’emergere della nozione di processo partecipativo, quale forma di partecipazione in cui risulta preponderante l’elemento del dialogo e del confronto tra i vari soggetti, pubblici e privati, coinvolti. Si veda ad esempio la legge regionale n. 15 del 2018 della Regione Emilia-Romagna, che definisce processo partecipativo: «un percorso strutturato di dialogo e confronto, che viene avviato in riferimento ad un progetto futuro o ad una futura norma di competenza della Regione, degli enti locali o di altri soggetti pubblici, in vista della loro elaborazione, mettendo in comunicazione enti, soggetti privati, associazioni e persone che vivono e lavorano a qualsiasi titolo sul territorio, al fine di ottenere la completa rappresentazione delle posizioni, degli interessi o dei bisogni sulla questione, nonché di giungere ad una proposta ed alla sua eventuale mediazione o negoziazione in funzione di una codecisione, ricercando un accordo delle parti coinvolte sulla questione oggetto degli atti in discussione».

Passenger experience

Si intende il modo in cui il sistema di mobilità interagisce con i propri clienti in ogni fase del processo: dal marketing alle vendite al customer service e in ogni passaggio intermedio. Rappresenta l’esperienza del viaggio nella sua globalità.

Patrimònio

s. m. (dal lat. patrimonium, pater «padre», terminaz. Mònium «Beni ereditari, che si tramandano»).

Con uso estensivo e figurato concerne l’insieme degli elementi e dei valori materiali e immateriali che appartengono, per diritto, eredità, tradizione sim., a uno più individui, a una comunità, a un territorio.
Esempio: Il p. culturale materiale e immateriale (anche tangible-intangible cultural heritage), territoriale, storico artistico, architettonico, faunistico, il p. lessicale di una lingua di un popolo.

Patrimonio culturale

Fonte: Unesco.

 

Rappresenta l’eredità del passato di cui noi oggi beneficiamo e che trasmettiamo alle generazioni future. Il p. culturale e naturale è fonte insostituibile di vita e di ispirazione. Luoghi unici e diversi quali ad esempio, le Piramidi d’Egitto, la Grande barriera australiana e le cattedrali barocche dell’America latina costituiscono il Patrimonio Mondiale. L’identificazione, la protezione, la tutela e la trasmissione alle generazioni future del patrimonio culturale e naturale di tutto il mondo rientrano tra le missioni principali dell’Unesco.
La Convenzione sulla Protezione del Patrimonio Mondiale culturale e naturale, adottata dall’Unesco nel 1972, prevede che i beni candidabili possano essere iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale come patrimonio culturale:

  • monumenti: opere architettoniche, plastiche o pittoriche monumentali, elementi o strutture di carattere archeologico, iscrizioni, grotte e gruppi di elementi di valore universale eccezionale dall’aspetto storico, artistico o scientifico;
  • agglomerati: gruppi di costruzioni isolate o riunite che, per la loro architettura, unità o integrazione nel paesaggio hanno valore universale eccezionale dall’aspetto storico, artistico o scientifico;
  • siti: opere dell’uomo o opere coniugate dell’uomo e della natura, come anche le zone, compresi i siti archeologici, di valore universale eccezionale dall’aspetto storico ed estetico, etnologico o antropologico.

Patrimonio culturale immateriale

Fonte: Unesco.

Il patrimonio culturale non è composto solo da monumenti e collezioni di oggetti ma anche da tutte le tradizioni viventi che vengono tramadate dai nostri antenati: espressioni orali, incluso il linguaggio, arti dello spettacolo, pratiche sociali, riti e feste, conoscenza e pratiche concernenti la natura e l’universo, artigianato tradizionale.
Questa forma di patrimonio è fondamentale per il mantenimento della diversità culturale. Di fronte alla globalizzazione aiuta il dialogo interculturale e incoraggia il rispetto reciproco dei diversi modi di vivere e costumi. La sua importanza non risiede tanto nela manifestazione culturale in sé, bensì nella ricchezza di conoscenza e competenze che vengono trasmesse da una generazione all’altra.
L‘Unesco ha tra i suoi obiettivi prioritari l’attuazione di misure atte a favorire la trasmissione del patrimonio culturale immateriale fra le generazioni, per questo nel 2003 ha adottato la Convenzione per la Salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, ratificata dall’Italia nel 2007, nella quale è prevista una serie di procedure per l’identificazione, la documentazione, la preservazione, la protezione, la promozione e la valorizzazione del bene culturale immateriale.

L’elemento candidabile, deve possedere le seguenti caratteristiche:

  • essere trasmesso di generazione in generazione
  • essere costantemente ricreato dalle comunità e dai gruppi in stretta correlazione con l’ambiente circostante e con la sua storia
  • permettere alle comunità, ai gruppi nonché alle singole persone di elaborare dinamicamente il senso di appartenenza sociale e culturale
  • promuovere il rispetto per le diversità culturali e per la creatività umana
  • diffondere l’osservanza del rispetto dei diritti umani e della sostenibilità dello sviluppo di ciascun paese.

Patrimònio territoriale

Insieme di elementi territoriali materiali e immateriali riconosciuti da una collettività, storicamente definita, come una risorsa per la propria riproduzione sociale. Tali elementi comprendono risorse di diverso tipo e riferibili a molteplici dimensioni (naturale, sociale, economica-di consumo, politica, culturale-artistica, religiosa ecc.). Gli elementi di un p. t. sono concepiti anche come “pubblici” e di libero accesso poiché non è possibile escludere nessuno rispetto al loro utilizzo. Tra gli elementi materiali di un p. t. si possono trovare sia elementi naturali sia artefatti antropici; tra gli elementi immateriali figurano principalmente le conoscenze e tradizioni di una collettività che si trasmettono nel corso del tempo. Si definisce come una risorsa solo nel momento in cui gli elementi che lo compongono vengono mobilitati-riconosciuti all’interno della collettività di riferimento per una qualche motivazione o finalità. È l’utilizzo/fruizione stessa degli elementi costitutivi che garantisce al p. t. di conservarsi e trasmettersi nel tempo.

Patto

s. m. (dal lat. pactum, pacisci «patteggiare» ha la stessa radice di pax «pace»).

Convenzione, accordo fra due persone o fra due parti-enti: fare, concludere, stringere un p. con qualcuno (con riferimento a ognuna delle due parti.) Esempio: hanno fatto, hanno concluso un p., fecero un p. tra loro.

Patto Territoriale

Espressione del partenariato sociale, consiste nell’accordo tra più soggetti (enti locali, soggetti pubblici operanti a livello locale, rappresentanze locali delle categorie imprenditoriali, soggetti privati) per l’attuazione di un programma di interventi nei settori dell’industria, agroindustria, agricoltura, pesca e acquacoltura, produzione di energia termica o elettrica da biomasse, servizi, turismo ed in quello dell’apparato infrastrutturale, tra loro integrati. Il p.t. deve essere caratterizzato da obiettivi di promozione dello sviluppo locale in ambito subregionale compatibili con uno sviluppo ecosostenibile. I p.t. possono essere attivati su tutto il territorio nazionale, fermo restando che le specifiche risorse destinate dal CIPE sono riservate esclusivamente ai patti attivabili nelle aree depresse.

Pianificazióne

s. f. (der. di pianificare, ricalcato sull’ingl. planning).

In senso generico, formulazione di un piano o programma, spec. di carattere economico, p. territoriale, programmazione tesa a tutelare il patrimonio naturale e storico-artistico, a coordinare le più significative infrastrutture di interesse nazionale e a individuare le nuove aree di sviluppo residenziale e produttivo.

Organizzazione (detta anche p. territoriale) di tutti gli elementi del territorio (residenziali, produttivi, infrastrutturali) in connessione con le politiche di sviluppo economico, di cui promuove l’adeguamento degli effetti sullo spazio fisico ai principi di sostenibilità, di equità e di giustizia sociale.
In Italia, la p. è disciplinata dalle legge fondamentale urbanistica n. 1150 del 1942. Dagli anni 1970, le funzioni amministrative in materia di piano sono state trasferite alle regioni. Lo strumento di pianificazione più importante è il piano regolatore generale comunale, predisposto dal comune e approvato dalla regione. Tra gli strumenti alla scala sovracomunale, solo pochi hanno dimostrato di possedere reale efficacia. Tra questi, introdotti dalla l. 431/85, il piano regionale paesistico e il piano territoriale regionale con valenza paesistica, due strumenti che esercitano un effettivo potere di normazione sulla p. locale. I nuovi orientamenti della p. locale sono espressi dalla diffusione crescente del progetto urbano, un approccio secondo il quale la p. diviene la ricerca delle condizioni tecniche, economiche e sociali per integrare – in strutture urbanistiche coerenti e capaci di conferire identità ai luoghi – parti di territorio oggi divise e caratterizzate per funzioni prevalenti (la cosiddetta zonizzazione).

Piano di Governo del Territorio (PGT)

È lo strumento urbanistico che definisce l’assetto del territorio comunale ed è articolato nei seguenti atti:

  • Documento di Piano che contiene gli elementi conoscitivi del territorio e le linee di sviluppo che l’amministrazione comunale intende perseguire nonché definisce l’assetto geologico, idrogeologico e sismico;
  • Piano dei Servizi che riguarda le modalità di inserimento delle attrezzature di interesse pubblico o generale nel quadro insediativo;
  • Piano delle Regole nel quale sono contenuti gli aspetti regolamentativi e gli elementi di qualità della città costruita.

Piano di sviluppo

loc. s. m.

Fonti: Ispra ambiente.

Programma di interventi finalizzati allo sviluppo degli investimenti e delle attività.
Rientrano in questa accezione diverse tipologie di piani: Piani regolatori, Territoriali, Paesaggistici

Piani Territoriali di Coordinamento
Sono piani che fissano gli obiettivi e forniscono le linee programmatiche dell’assetto di un ambito territoriale generalmente vasto (regionale o infraregionale) e contengono:

  • le ipotesi dei grandi assi di mobilità;
  • i criteri direttori per le destinazioni d’uso del territorio;
  • la localizzazione di particolari impianti di primario interesse generale;
  • la distribuzione spaziale dei vincoli e delle limitazioni da imporre all’uso del territorio;
  • i criteri di dimensionamento, proporzionamento e normazione dei piani di livello inferiore;
  • le direttive di politica urbanistica per una corretta gestione del territorio

Piani Paesaggistici
Sono piani che, in riferimento all’ambito regionale, definiscono le trasformazioni del territorio compatibili con i valori paesaggistici, le azioni di recupero e valorizzazione degli immobili e delle aree sottoposte a tutela nonché gli interventi di valorizzazione del paesaggio anche in relazione alle prospettive di sviluppo sostenibile.

Piano Regolatore Generale Comunale (PRGC)

Fonte: Brocardi.it.

Il principale strumento giuridico, impiegato dalla Pubblica Amministrazione nella pianificazione urbanistica del territorio. Strumento che regola l’attività edificatoria all’interno di un territorio comunale, obbligatorio per legge. Il PRGC è composto dai seguenti elaborati:

  • Piano di inquadramento territoriale
  • Stralcio di P.T.C. (Piano territoriale di coordinamento)
  • Descrizione dello stato attuale
  • Progetto di P.R.G
  • Tavola di delimitazione e computo aree (residenze, attività produttive ed aree ad uso pubblico)
  • Tavola dei piani attuativi
  • Edilizia scolastica oggetto del D.M. del 1975
  • Norme tecniche di attuazione
  • Relazione tecnica illustrativa
  • Stima sommaria dei costi
  • Zone omogenee oggetto della zonizzazione, perimetrate ed evidenziate
  • Verifica del rispetto degli standards urbanistici.

Piano urbanistico attuativo

Spesso definiti anche PUA sono strumenti con finalità esecutive finalizzati a precisare le previsioni del PRG, fornendo ulteriori elementi per poter realizzare l’intervento nel suo insieme. Il PUA è uno strumento conforme e coerente con le linee programmatiche del PRG è uno strumento esecutivo interno del suo superiore PRG, strumento urbanistico di programmazione.

Policreo

n. comp. di Poli + Creo.

Fonte: materiali open access di Policreo.

Poli
suffissoide derivante dal greco “polis” il cui significato è “città”, anche primo elemento di parole composte che indica “molteplicità” in accezioni sia quantitative che qualitative

Creo (io)
prima persona indicativa del verbo creare. L’etimologia di “creare” è da ricondursi alla radice sia sanscrita “Kar” che significa “fare” sia greca “Kraino” di analogo significato, seppure con declinazioni come “compiere”, “realizzare”. In latino il termine si arricchisce di accezioni più complesse come “generare”, “produrre”, “causare”.
L’associazione di questi due termini non limita il senso compiuto di “Policreo” ad una mera addizione etimologica dei due relativi significati, ma intende promuovere una innovativa visione del progettare a servizio dell’uomo e nell’ambito dell’insediamento umano.

Portatore d’interesse (stakeholder)

Tutti i soggetti, individui od organizzazioni, attivamente coinvolti in un’iniziativa economica (progetto, azienda), il cui interesse è negativamente o positivamente influenzato dal risultato dell’esecuzione, o dall’andamento, dell’iniziativa e la cui azione o reazione a sua volta influenza le fasi o il completamento di un progetto o il destino di un’organizzazione. Alla categoria degli stakeholders appartengono:

  • gli azionisti (shareholders) interessati sia al conseguimento di utili sia ai guadagni in conto capitale;
  • i creditori (debtholders) interessati al rimborso degli interessi e del valore nominale del debito;
  • i clienti, interessati alla qualità dei prodotti;
  • i fornitori, interessati al pagamento della merce;
  • gli impiegati, interessati alla percezione delle retribuzioni e alla qualità dell’ambiente di lavoro;
  • altre categorie di soggetti (ad es. abitanti e comunità locale) appartenenti all’ambiente in cui l’impresa opera.

Multi stakeholder
Chi possiede una quota di partecipazione azionaria. Soggetto interessato all’andamento di un’impresa alla quale è legato tramite rapporti di varia natura.

Pratiche (buone, sociali)

Fonti: ISS, Inail, Paladini, M. Linee guida, buone pratiche e quantificazione del danno nella c.d. legge Balduzzi, in Danno e responsabilità 10/2015.

Buone prassi
Le buone prassi sono soluzioni organizzative o procedurali coerenti con la normativa vigente e con le norme di buona tecnica, adottate volontariamente e finalizzate a promuovere la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro attraverso la riduzione dei rischi e il miglioramento delle condizioni di lavoro (articolo 2, lettera V) decreto legislativo 81/2008 e successive modificazioni e integrazioni. Sono validate dalla Commissione consultiva permanente per la salute e la sicurezza sul lavoro (articolo 6, d.lgs. 81/2008 e s.m.i.) presso il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali.Le aziende che realizzano buone prassi o che adottano interventi migliorativi coerenti in questo senso, validate dalla predetta Commissione e pubblicate sul sito del Ministero del lavoro, possono accedere alla riduzione del tasso di premio Inail dopo il primo biennio di attività.

Buone pratiche clinico-assistenziali
Corrispondono a protocolli e schemi predefiniti di comportamento diagnostico-terapeutico dettati per circostanze determinate, equiparabili a delle indicazioni di “buon senso clinico” per  la pratica professionale, la salute pubblica o, in alcuni casi, per scelte di politica sanitaria in senso lato. Con la l. 8.3.2017, n. 24 del 2017  la legge Gelli-Bianco tratta del tema di responsabilità sanitaria valorizzando la rilevanza giuridica delle linee guida e delle buone pratiche.

Pratiche sociali

Fonti: E. Wenger (2006) Comunità di pratica, Cortina editore, Milano,
Regione Emilia-Romagna.

Insieme di comportamenti, pratiche, azioni e costumi integrati in un contesto comune per un gruppo di persone. Sono parte della cultura e hanno un valore inestimabile all’interno della comunità. Ogni società ha le sue pratiche sociali, che sono in costante evoluzione; cambiamenti che si adattano alle esigenze che si presentano in ogni fase dello sviluppo.

Comunità di pratica (CdP)
Il concetto si deve a Étienne Wenger, che le definisce come «gruppi di persone che condividono un interesse per qualcosa che fanno e imparano a farlo meglio mentre interagiscono regolarmente». Wenger individua tre caratteristiche che distinguono una CdP da ogni altra aggregazione:

  • la presenza di un “dominio”: un argomento che accomuna tutti i suoi membri e l’adesione ad essa, in quanto implica un senso di appartenenza e un impegno di ciascuno riguardo al “dominio” attorno al quale si forma;
  • il secondo requisito  è che le persone da cui è composta imparino e condividano, con continuità, ciò che sanno
  • infine deve essere formata da professionisti che sviluppano un repertorio comune e condiviso di norme, procedure, informazioni, simboli, oggetti, strumenti e metodi di soluzione di problemi.

Prestazioni

s. f. (der. di prestare, der. lat. praestatio -onis «garanzia»).

Il prestare la propria opera nell’esecuzione di un lavoro, nell’espletamento di una attività, intellettuale o manuale. Ad esempio: p. professionale; le p. sono state ben retribuite; p. di lavoro (o d’opera), l’attività che si svolge in un rapporto di lavoro subordinato.

I principi ambientali informano i quadri giuridici che si riferiscono alla protezione dell’ambiente o allo sviluppo sostenibile. Sono la guida per i legislatori nazionali, i giudici e i responsabili delle decisioni, e danno al diritto europeo una forma e un significato specifico. Sono utilizzati in una ampia serie di decisioni dalle autorità pubbliche, compresi gli strumenti di pianificazione, la gestione di aree marine protette e la gestione di terreni contaminati. Dal momento che i principi del diritto ambientale dell’UE sono incorporati in una vasta gamma di norme giuridiche vincolanti, agire contro di essi (anche in caso di interpretazione errata) è contra legem e può costituire una violazione del diritto dell’UE.
Un gruppo di principi ambientali è stato utilizzato nella definizione delle politiche dell’UE fin dagli anni Settanta, in modo simile ad un insieme più ampio di principi che è stato concordato a livello internazionale nella Dichiarazione di Rio del 1992 sull’ambiente e lo sviluppo.
L’articolo 191, par. 2 TFUE enuclea quattro principi fondamentali che devono guidare le politiche ambientali dell’Unione Europea:
«La politica dell’Unione in materia ambientale mira a un elevato livello di tutela, tenendo conto della diversità delle situazioni nelle varie regioni dell’Unione. Essa è fondata sui principi della precauzione e dell’azione preventiva, sul principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente, nonché sul   principio «chi inquina paga».

Princìpio

s. m. (dal lat. principium, princeps -cĭpis «primo»).

Concetto, affermazione, enunciato che forma uno dei fondamenti di una dottrina, di una scienza o di una disciplina, di un particolare sistema, o che è alla base di un ragionamento, di una convinzione.

Principio di Correzione

Garantisce, in via prioritaria alla fonte dei danni all’ambiente, che i danni o l’inquinamento vengano affrontati nel luogo in cui si verificano. La sua applicazione dovrebbe contribuire alla prevenzione dell’inquinamento che non viene trasferito altrove per eludere l’efficacia dei controlli e delle attività di prevenzione o ripristino ambientale. Pertanto, è coerente con i principi di autosufficienza e di prossimità applicati nelle politiche di gestione dei rifiuti e fissati a livello internazionale per i movimenti transfrontalieri di rifiuti pericolosi e il loro smaltimento.

Il principio di precauzione è citato nell’articolo 191 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (UE). Il suo scopo è garantire un alto livello di protezione dell’ambiente grazie a delle prese di posizione preventive in caso di rischio. Il campo di applicazione è molto più vasto e si estende anche alla politica dei consumatori, alla legislazione europea sugli alimenti, alla salute umana, animale e vegetale. Permette di reagire rapidamente di fronte a un possibile pericolo per la salute umana, animale o vegetale, ovvero per la protezione dell’ambiente. Nel caso in cui i dati scientifici non consentano una valutazione completa del rischio, il ricorso a questo principio consente di impedire la distribuzione dei prodotti che possano essere pericolosi ovvero di ritirare tali prodotti dal mercato. Stabilisce orientamenti comuni relativi all’applicazione del principio di precauzione.

Principio di Prevenzione

Mira a prevenire i danni ambientali, ad esempio verso specie protette o agli habitat naturali, all’acqua e al suolo. Tale principio sottende l’adozione di misure preventive per anticipare ed evitare danni ambientali prima che essi si verifichino. A differenza del principio di precauzione viene applicato nella legislazione e politiche ambientali UE quando il rischio di danni all’ambiente è evidente. I principi di precauzione e di prevenzione sono strettamente collegati nella loro applicazione: ad esempio nel caso delle sostanze chimiche che riducono lo strato di ozono.

Procèsso di cantieriżżazióne

s. m. (dal lat. processus avanzamento, «progresso») + s. f. (der. di cantiere).

Fonti: materiali open access di Policreo,
Vocabolario online Treccani.

La parola è composta da due termini.

Procèsso
Ogni successione di fenomeni che hanno una certa unità o si svolgono in modo omogeneo e regolare, e ogni aspetto della realtà in quanto sia l’espressione di un divenire. E’ anche il modo di procedere, il metodo seguito per raggiungere un determinato scopo.

Cantieriżżazióne
Apertura del cantiere di un’opera, spec. pubblica, arrivata al punto di essere cantierabile.

Professióne (professionalità)

s. f. (dal lat. professio-onis «profitēri dichiarare, professare»).

Attività intellettuale o manuale esercitata in modo continuativo e a scopo di guadagno. L’esercizio di una disciplina (o di un’arte) per guadagno o per diletto, al di fuori di ogni rapporto di subordinazione; conseguentemente sarà professionista colui che esercita la professione.
Le organizzazioni professionali sono rette da organi i cui titolari sono designati dagli stessi iscritti attraverso procedimenti elettorali. La vigilanza è esercitata dal ministero di settore. Nell’ambito dell’organizzazione professionale l’ordinamento generale garantisce l’autonomia dei componenti, ne disciplina il comportamento, provvede alla tutela degli interessi del gruppo, nonché della collettività destinataria. L’organizzazione professionale, essendo proiezione del naturale assetto sociale che si determina tra coloro che svolgono la medesima funzione di rilevanza pubblica, è connessa all’ordinamento sociale nel quale affonda le sue radici e dal quale scaturisce il riconoscimento normativo effettuato dal legislatore. L’intervento normativo si spiega solo nell’esigenza di tutela di beni specificamente protetti dalla Costituzione, che impone un esame di stato «per l’abilitazione all’esercizio professionale» e l’iscrizione all’albo (art. 33, comma 5, Cost.).

Professionalità
Qualità di chi svolge il proprio lavoro con competenza, scrupolosità e adeguata preparazione professionale.

Progètto

s. m. (dal fr. projet, der. di projeter).

Ideazione, piano, proposta per l’esecuzione di un lavoro o di una serie di lavori: p. di bonifica; p. di nuove costruzioni, di nuovi impianti.

Progettüale

agg. (der. di progetto).

Relativo a un progetto, alla sua preparazione ed esecuzione: fase, momento p.

Programma integrato di intervento

L’attuazione degli interventi di trasformazione e sviluppo territoriale indicati nel Documento di Inquadramento avviene attraverso i Programmi Integrati d’Intervento. In esso sono indicati gli indici urbanistico edilizi necessari all’attuazione delle previsioni dello stesso.

Psicologìa

s. f. (dal lat. psychologia, comp. del gr. «anima» e -logia).

Fonti: Monti F., Sansavini A., Farneti A. Dalla psicologia dell’età evolutiva alla psicologia dello sviluppo, in Ricerche di psicologia, n. 2, 2021, Milano: Franco Angeli, pp.227-242. Petruccelli, F. (2005). Psicologia dell’età evolutiva, Milano: Franco Angeli.  Costa, M. (2009). Psicologia ambientale e architettonica. Franco Angeli, Milano,
Vocabolario online Treccani.

1. Proprietà che caratterizza una persona, un animale o qualsiasi altro essere, una cosa, un oggetto o una situazione, o un loro insieme organico, come specifico modo di essere, soprattutto in relazione a particolari aspetti e condizioni, attività, funzioni e utilizzazioni. Branca che studia il rapporto, le percezioni, tra l’individuo l’ambiente fisico (artificiale, naturale) e le forme di comportamento che emergono dalla relazione con l’ambiente.
2. Disciplina scientifica che studia la psiche, i processi psichici e che analizza il funzionamento dei processi psichici. Si distinguono molteplici p. a seconda del tipo di approccio utilizzato (p. analitica, p. del profondo, p. dinamica) e dell’applicazione in un contesto determinato (p.sociale, p. del lavoro, p. dello sviluppo, p. criminale).

P. dell’età evolutiva
Studia lo sviluppo psichico e comportamentale delle persone o dei gruppi tra la nascita e la fine dell’adolescenza dell’età adulta. Da non confondere con la p. dello sviluppo che studia l’evoluzione del pensiero.

Q

Qualità

s. f. (dal lat. qualĭtas -atis, dal gr. ποιότης «qualità»).

Certificazione di qualità
La Certificazione Aziendale è un titolo di riconoscimento che attesta la creazione, l’applicazione ed il mantenimento di un Sistema Gestionale ed Organizzativo conforme a specifiche Norme di riferimento, valide a livello internazionale. Adottare un Sistema Gestionale ed Organizzativo significa primariamente definire degli obiettivi raggiungibili, quindi orientare la propria azienda verso il conseguimento degli stessi, definendo criteri e modalità di lavoro, ovvero  predisponendo ed applicando procedure, istruzioni di lavoro e sistemi di registrazione coerenti e compatibili con lo scopo che l’azienda ha deciso di perseguire. In ambito di Certificazione Qualità, la norma di riferimento che stabilisce i requisiti che deve possedere un Sistema Gestionale orientato alla Qualità è la ISO 9001, emanata dalla ISO, International Organization for Standardization.

Certificazione Ambientale
Relativamente alla Certificazione Ambientale, i principali schemi di riferimento sono la ISO 14001, emanata dall’ISO di il Regolamento EMAS, emanata dalla Comunità Europea (Regolamento CE 1221/2009). La norma che definisci i requisiti necessari affinché il Sistema Gestionale adottato sia orientato alla Sicurezza e Salute dei Lavoratori (SSL) è la OHSAS 18001, frutto del lavoro congiunto di molti organismi di normazione e redatto in conformità ai principi fissati dal BSI (The British Standards Institution). La Certificazione Aziendale, sia essa di Qualità, Ambientale o inerente la Sicurezza e Salute dei Lavoratori, è quindi la dimostrazione oggettiva che l’impresa abbia improntato la propria attività su canoni gestionali universalmente riconosciuti come distintivi e qualificanti.

R

Rapporto Ambientale

Fonti: Ispra ambiente.

È il documento in cui sono individuati, descritti, analizzati e valutati gli effetti significativi, sia negativi, sia fittizi, sia positivi, che l’attuazione del Piano potrebbe determinare sull’ambiente

Resiliènza

s. f. (der. di resiliente).

1. Nella tecnologia dei materiali, la resistenza a rottura per sollecitazione dinamica, determinata con apposita prova d’urto. In psicologia, la capacità di reagire di fronte a traumi, difficoltà, ecc.
2. La parola resilienza ha conquistato una grande diffusione, soprattutto giornalistica, negli ultimi anni, e in particolare nel periodo legato all’attuale situazione pandemica determinata da Covid19. Termine spesso associato al PNRR.

Insieme di linee, reali o ideali, correlate mediante collegamenti, che si intrecciano formando incroci e nodi e dando luogo a una struttura complessa. Insieme di persone o cose il cui collegamento consente di svolgere compiti di collaborazione, cooperazione o osservazione, volti a un medesimo fine. Esempio: fare r., coordinarsi, stabilire contatti produttivi.
Nel caso del world wide web i nodi possono essere le pagine web, mentre le connessioni sono i link fra due pagine.

Teoria statistica delle reti
La teoria delle reti ha lo scopo di descrivere fenomeni complessi riguardanti sistemi che possono essere trattati come un insieme di unità fra loro connesse in modo dinamico. Il suo campo di applicazione è vasto e comprende tanto sistemi reali quali quelli biologici (reti neurali e metaboliche), quanto reti virtuali, quali Internet, o reti di tipo sociale (sistemi aziendali). La descrizioni di questi sistemi complessi può avvenire o in modo diretto, identificando le leggi che li regolano e integrandole microscopicamente nel modo il più possibile esatto, o vista la mancanza di dati e la difficoltà del problema, cercando di trovare un modello descrittivo macroscopico efficace basato su semplici assunti. È quest’ultimo l’obiettivo della teoria delle reti.

R. sociale (in ingl. Social Network)
Consiste in un qualsiasi gruppo di individui connessi tra loro da diversi legami sociali. Tali connessioni (i legami) possono riguardare la dimensione della conoscenza-interazione casuale, i rapporti di lavoro, di vicinato, amicali o familiari. La r. sociale è un concetto spesso utilizzato per sviluppare analisi e studi sulla composizione e il profilo di una popolazione e dei suoi rapporti sociali all’interno di un’area territoriale delimitata.

R. ambientale
Strumento che risponde alla necessità di creare dei collegamenti tra le aree naturali, relitte e di nuova realizzazione, per ottenere un sistema spaziale unitario, progettato in modo tale che ogni intervento si inserisca in un disegno complessivo articolabile nello spazio e implementabile nel tempo.

Rete sociale (anche social network)

In sociologia, gruppo di persone legate tra di loro da fattori sociali e culturali condivisi, studiato in particolare nell’ambito di ricerche antropologiche sull’interculturalità.

Rigenerazióne

s. f. (dal lat. regeneratio -onis).

L’azione di rigenerare, il fatto di rigenerarsi e di venire rigenerato.
1. In senso sociale, morale o religioso, rinascita, rinnovamento radicale, redenzione che si attua in una collettività: r. morale, civile, politica di un popolo, di una nazione, della società; o anche in un individuo o in un gruppo.

R. urbana
Locuzione che, traducendo l’inglese urban regeneration, designa i programmi di recupero e riqualificazione del patrimonio immobiliare alla scala urbana che puntano a garantire qualità e sicurezza dell’abitare sia dal punto di vista sociale sia ambientale, in particolare nelle periferie più degradate. Si tratta di interventi che, rivolgendosi al patrimonio edilizio preesistente, limitano il consumo di territorio salvaguardando il paesaggio e l’ambiente; attenti alla sostenibilità, tali progetti si differenziano sostanzialmente da quelli di urban renewal, o «rinnovamento urbano», spesso rivelatisi interventi prevalentemente di demolizione e ricostruzione, a carattere più o meno apertamente speculativo. I quartieri o le parti di città oggetto di interventi di r. u. vengono pertanto sottoposti a una serie di miglioramenti tali da renderne l’edificato compatibile dal punto di vista ambientale, con l’impiego di materiali ecologici, e il più possibile autonomo dal punto di vista energetico, con il progressivo ricorso alle fonti rinnovabili; ma anche tali da limitare l’inquinamento acustico e raggiungere standard adeguati per i parcheggi, gli esercizi commerciali, i trasporti pubblici, la presenza di luoghi di aggregazione sociale, culturale e religiosa, di impianti sportivi e aree verdi ecc., in modo da ottenere un complessivo innalzamento della qualità della vita degli abitanti.

1. Eventualità di subire un danno connessa a circostanze più o meno prevedibili (è quindi più tenue e meno certo che pericolo).

Analisi del r.
L’analisi del rischio (Risk analysis) è un principio introdotto dalle organizzazioni mondiali (OIE – Office International des Epizooties, Organizzazione mondiale della sanità) e indicato dal Regolamento (CE) n. 178/2002 come processo fondamentale alla base della sicurezza alimentare “dai campi alla tavola” (from farm to fork).
L’analisi del rischio è un processo suddiviso in tre fasi tra loro interconnesse, che forniscono una metodologia sistematica per definire provvedimenti o altri interventi a tutela della salute, in modo efficace, proporzionato e mirato:

  • Valutazione del rischio
  • Gestione del rischio
  • Comunicazione del rischio.

Per analisi del r. s’inTende l’insieme dei processi di identificazione (risk identification), di analisi in senso stretto (risk analysis, a volte risk evaluation o anche risk assessment) e di risposta (risk response) al rischio; in alcuni contesti tale insieme viene complessivamente individuato come processo di gestione del rischio (risk management). In generale, mentre il processo di identificazione definisce i potenziali accadimenti di rischio, l’analisi determina gli effetti degli stessi sul sistema in esame e, infine, il processo di risposta pianifica e mette in opera le azioni di prevenzione e di protezione nonché quelle di monitoraggio e controllo del rischio. A volte, per analisi del rischio s’intende il solo processo di analisi in senso stretto sopra esposto; altre volte coincide sia con il processo di identificazione sia con quello di analisi.

Risorsa

s. f. (dal fr. ressource, der. del lat. resurgĕre «risorgere»).

Qualsiasi fonte o mezzo che valga a fornire aiuto, soccorso, appoggio, sostegno, spec. in situazioni di necessità.

R. naturale
In economia sono le risorse fornite dalla natura, e r. non naturali, quelle che sono frutto del lavoro umano o dell’intervento dell’uomo sulle risorse naturali.

R. rinnovabile e non rinnovabile

Una risorsa rinnovabile è una risorsa naturale non esauribile che si può rigenerare mediante processi naturali nella scala dei tempi umana; la radiazione solare, le maree, il vento e l’energia idroelettrica sono esempi di risorse energetiche rinnovabili; il legno, l’acqua dolce e il cuoio sono esempi di risorse materiali rinnovabili nel caso siano sfruttate in maniera sostenibile, calcolando la capacità di garantire il mantenimento di tali risorse. Rispetto ai combustibili fossili, l’energia che si ottiene dalle risorse rinnovabili generalmente causa un minore impatto ambientale.  I combustibili fossili, come la benzina, il carbone, gas naturale e gasolio non sono rinnovabili.

S

Salute

f. (der. dal lat. salus -ūtis «salvezza, incolumità, integrità, salute»).

Salvezza, soprattutto come stato di benessere, di tranquillità, d’integrità, individuale o collettiva. Stato di benessere fisico e psichico e sociale, espressione di normalità strutturale e funzionale dell’organismo considerato nel suo insieme. Il concetto di s. non corrisponde alla semplice assenza di malattie o di lesioni evolutive in atto, di deficit funzionali, di gravi mutilazioni, di rilevanti fenomeni patologici, ma esprime una condizione di complessiva efficienza psicofisica.
Il concetto di s. è stato definito per la prima volta nel 1948 dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e definito come uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale. Per conseguirlo l’individuo o il gruppo devono essere in grado di identificare e realizzare le proprie aspirazioni, soddisfare i propri bisogni, modificare l’ambiente o adattarvisi.

S. pubblica
Componente degli studi di impatto ambientale, che ha come scopo quello di verificare la compatibilità tra le conseguenze dirette ed indirette della costruzione di opere e del loro esercizio e gli standard e i criteri adottati per la prevenzione dei rischi riguardanti la salute umana a breve, medio e lungo periodo.

1. Termine generico per indicare vari tipi di strutture fisse o mobili, a scalini o a pioli, che consentono alle persone di superare agevolmente un dislivello, salendo o scendendo a piedi.
2. In molteplici usi fig., serie di elementi omogenei, materiali e concreti, o più spesso astratti, che si susseguono secondo un ordine progressivo, stabilito in base a criterî diversi, di grandezza, d’importanza, di complessità, di difficoltà (es.: s. sociale, s. di difficoltà).

Scoping

(da ingl. “scoping”, “scope” «ambito, propositi, scopo»).

Fonte: materiali open access di Policreo.

Analisi preliminare per formulare i riferimenti teorici e operativi che guideranno l’attività della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). L’attività di s. indica anche la rassegna degli studi e delle indagini esistenti su un fenomeno per facilitarne l’analisi e l’intervento.

Screening

s. m. (der. ingl. screen screener «vagliare, passare al setaccio»).

Può assumere  vari significati. In particolare quello di controllo sanitario eseguito su una popolazione o su singoli gruppi o categorie per consentire la diagnosi precoce di determinate malattie e condizioni morbose. Più genericamente, qualsiasi indagine e forma di controllo che, nella vita sociale o nell’attività economica, abbia per scopo di effettuare una selezione (per es., tra persone aspiranti a un posto di lavoro, tra beni o fattori di produzione, tra possibili nuovi farmaci, ecc.). I programmi di screening oncologico sono interventi di sanità pubblica, nei quali il sistema sanitario offre attivamente, gratuitamente e sistematicamente un percorso organizzato di prevenzione secondaria per individuare precocemente un tumore, o i suoi precursori, permettendo così di intervenire tempestivamente su di esso.
L’obiettivo principale dei programmi di screening è ridurre la mortalità per tumore attraverso una diagnosi precoce. Gli screening, le malattie da individuare e gli esami utilizzati, devono corrispondere a precise caratteristiche. Un test di screening è un esame che consente di individuare in fase iniziale una certa malattia, nello specifico un tumore, in persone asintomatiche. Quando una persona è a rischio di sviluppare un certo tipo di tumore, è dovere del medico consigliarle i test raccomandati per la diagnosi precoce della malattia. Rispetto all’incontro tra il medico e il suo assistito, è stato dimostrato che si possono ottenere risultati più generalizzati grazie allo screening di popolazione. In un programma di screening organizzato, l’azienda sanitaria invita direttamente l’intera fascia di popolazione ritenuta a rischio di sviluppare una certa malattia, offrendo gratuitamente il test ed eventuali approfondimenti. L’adesione al programma è del tutto volontaria.

Servizi

s. m. (dal lat. servitium, servus «condizione di schiavo»).

Attività professionale esercitata da una persona presso un ente pubblico o privato, un’impresa e simili.

S. pubblici
Rientra in tale nozione quel complesso di attività prestate nei riguardi degli utenti per il soddisfacimento di bisogni collettivi. La nozione di servizio pubblico è stata, in passato, caratterizzata da una concezione soggettiva: era considerato servizio pubblico quello prestato da parte di un pubblico potere. Si è, in seguito, affermata una concezione oggettiva che, indipendentemente dalla natura del soggetto erogatore, riconosce il carattere di servizio pubblico in virtù del suo regime, dettato proprio per il soddisfacimento delle esigenze della collettività.
La Costituzione disciplina i servizi pubblici denominati “essenziali” (art. 43 Costituzione) prevedendo la possibilità di una riserva delle relative attività economiche in capo ai pubblici poteri. Così, in numerosi ambiti di servizio pubblico è stata, in passato, ampiamente legittimata la presenza di monopoli pubblici che hanno assunto diverse modalità: in particolare, si sono avute forme di gestione diretta del servizio pubblico da parte di imprese pubbliche e casi di gestione indiretta, con l’affidamento del servizio in concessione amministrativa a privati (non di rado, imprese a partecipazione statale).
Il diritto comunitario disciplina i servizi d’interesse generale assoggettati ad obblighi di servizio pubblico. Questi possono riferirsi a servizi d’interesse generale privi di rilevanza economica (istruzione, sanità, protezione sociale) ma anche a servizi d’interesse economico generale, tra cui le poste, le comunicazioni, i trasporti di linea, l’energia elettrica e il gas.

Sinergìa

s. f. (dal gr.«cooperare» comp. del greco «con, insieme» e «operare, agire»).

Fonti: Dizionario delle Scienze Fisiche, materiali open access di Policreo, Vocabolario online Treccani.

Azione combinata e contemporanea, collaborazione, cooperazione di più elementi in una stessa attività o per il raggiungimento di uno stesso scopo, fine o risultato, che comporta un rendimento maggiore rispetto a quello ottenuto dai singoli elementi separati (es. organismi, individui, saperi disciplinari, competenze di settore, enti, ministeri che agiscono in s.).

Sistèma

s. m. (dal lat. systema, gr. sýstēma, propr. «riunione, complesso»).

1. Complesso di strutture e di organi affini o coordinati per una funzione specifica.
2. Nell’ambito scientifico, qualsiasi oggetto di studio che, pur essendo costituito da diversi elementi reciprocamente interconnessi e interagenti tra loro o con l’ambiente esterno, reagisce o evolve come un tutto, con proprie leggi generali.
3. Modo in cui è organizzato un settore della vita di una collettività, di una nazione, o anche una sua istituzione, una sua struttura: s. sociale, politico; un s. sociale fondato sulla giustizia; il s. feudale; s. democratico, totalitario; s. di governo; s. rappresentativo (s. monocamerale, bicamerale); il s. costituzionale inglese; s. giudiziario, carcerario; s. produttivo; s. scolastico, il complesso delle istituzioni scolastiche ordinate secondo i gradi, i tipi o gli ordini degli studi.Esistono diversi tipi di sistema sociale: in primo luogo i sistemi di interazione, che richiedono agli attori la disponibilità reciproca; in secondo luogo i sistemi di organizzazione, basati sull’appartenenza; in terzo luogo i sistemi funzionali come l’economia, la scienza, la politica e il diritto, che presuppongono attori le cui azioni sono interdipendenti con riguardo alla soluzione di un problema funzionale specifico, come la gestione di risorse scarse, il progresso della conoscenza, la formazione di decisioni collettivamente vincolanti o l’interpretazione e l’applicazione della legge; in quarto luogo, infine, la società, il sistema più ampio di tutti, che dispone di una quantità massima di risorse sociali per la propria autoproduzione e riproduzione.
I moderni Stati nazionali si sono sviluppati come sistemi sociali autopoietici di questo tipo, e tuttavia non sono completamente autonomi in quanto dipendono dall’input di risorse dall’esterno. Ciò che li distingue non è tanto l’autosufficienza quanto l’organizzazione incentrata sulla cittadinanza, la struttura statuale e la sovranità territoriale.

Solidarietà

s. f. (der. lat solidario, es. del fr. solidarité).

Essere solidale con altri, il condividerne le idee, i propositi e le responsabilità, anche con le prep. con, fra (o tra).
1. In diritto, modo di essere di un rapporto obbligatorio con più debitori (s. passiva) o con più creditori (s. attiva), caratterizzato dal fatto che la prestazione può essere richiesta a uno solo o adempiuta nei confronti di uno solo, avendo effetto anche per gli altri.

Clausola di solidarietà UE
La clausola di solidarietà, introdotta dall’articolo 222 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, prevede la possibilità per l’Unione europea (UE) e per i paesi dell’UE

  • di agire congiuntamente;
  • di prevenire la minaccia terroristica sul territorio di un paese dell’UE;
  • di fornire assistenza a un altro paese dell’UE vittima di una calamità naturale o provocata dall’uomo.

Nel 2014 l’UE ha adottato una decisione che stabilisce le norme e le procedure per l’applicazione della clausola di solidarietà. Tale decisione assicura che tutte le parti interessate a livello nazionale ed europeo collaborino insieme per rispondere rapidamente, in modo efficace e coerente in caso di attacchi terroristici o di catastrofi naturali o provocate dall’uomo. Il Fondo di solidarietà dell’Unione europea è uno strumento che finanzia operazioni in materia di protezione civile ed è stato creato nel 2002. Secondo le nuove norme adottate nel 2014, le procedure sono state semplificate e i criteri di ammissibilità sono stati chiariti, includendo tra le catastrofi la siccità.

Sostenibilità integrale

Fonti: AICCON Centro di Ricerca, ASVIS-Agenzia Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, Costa, G., Folgiozzo, P. L’ecologia integrale. Rivista Aggiornamenti Sociali, agosto-settembre 2015, , Papa Francesco (2015) Lettera Enciclica Laudato sì, 24/05/2015.

Si intende a prospettiva teorico-pratica finalizzata alla piena tutela e valorizzazione delle risorse, che assume come elemento centrale ogni dimensione -materiale e immateriale- di tipo umano, sociale, culturale, ambientale ed economica. Strettamente connesso al concetto di ecologia integrale la s.i. presuppone un cambio etico, sociale e culturale fondamentale di portata epocale. La S.I. inserisce accanto alla dimensione ecologica, economica e sociale, una dimensione antropologica che identifica nei principi di reciprocità e di cooperazione le modalità più adeguate per prendersi cura di sé e dell’ambiente. Infatti, l’intuizione di una S.I. supera una modalità di approccio ai temi ambientali “freddo e distaccato” che spesso si traduce in strategie di mera ottimizzazione dei processi produttivi e di adattamento dell’ambiente inteso come contesto e non come elemento centrale. Il termine impone dunque un cambio di paradigma del modello sviluppo, di organizzazione della società civile e di ogni attività, compresa quella di progettazione, non solo tecnico-economico ma etico, culturale, esistenziale.

Spàzio

s. m. (dal lat. spatium).

Fonti: materiali open access di Policreo, Vocabolario online Treccani.

Il luogo indefinito dove sono collocate tutte le cose materiali, viventi e non, che occupano una parte di s. e relazionano con altri referenti. Lo s. come il tempo è una dimensione essenziale di orientamento. Lo s. è polisemico ed spesso espresso in relazione alla dimensione “tempo”.
Esempio 1. S. disponibile, occupabile, percepito, conteso, costruito, vissuto.
Esempio 2. S. come elemento astratto sottoposto a vincoli, sistemi di regole e parametri che guidano l’azione progettuale/riflessione su una certa azione/pianificazione.

Stùdio Specialìstico

Fonte: materiali open access di Policreo.

Si intende l’attività di ricerca, studio, analisi di un fenomeno, contesto, pianificazione che viene utilizzata durante l’attività di progettazione. L’azione progettuale integrata è da considerarsi come processuale ovvero un percorso composito e articolato in vari momenti. Nel corso della progettazione il metodo di Policreo ricorre a diversi s.p. che provengono da molteplici discipline diverse al fine di sviluppare un approccio integrato. Ad esempio sono s.p.: le analisi acustiche, idrologiche, geologiche, sismiche, archeologiche, gli studi di psicologia ambientale sulle componenti percettive degli spazi, le valutazioni di impatto sociale di alcune strutture socio-sanitarie e assistenziali, le ricerche storiche di un territorio o di un organismo architettonico (es.: un edificio), gli studi botanici e vegetazionali.

Sussidiarietà

s. f. (der. di sussidiario).

In generale, il fatto, la caratteristica, la situazione di essere sussidiario, di svolgere funzione di complemento, d’integrazione. In partic., nel linguaggio politico, principio di s.,  per cui un’autorità centrale avrebbe una funzione sussidiaria, essendo ad essa attribuiti quei soli compiti che le autorità locali non siano in grado di svolgere da sé. La s. può essere verticale o orizzontale. Per s. verticale si esplica nell’ambito di distribuzione di competenze amministrative tra diversi livelli di governo territoriali (sovranazionale: Unione Europea-Stati membri; nazionale: Stato nazionale-regioni; livello subnazionale: Stato-regioni-autonomie locali) ed esprime la modalità d’intervento dei vari enti. Per s. orizzontale invece il criterio di ripartizione delle competenze tra enti locali e soggetti privati, individuali e collettivi, operando come limite all’esercizio delle competenze locali da parte dei poteri pubblici

Principio di s.
Nel quadro delle competenze non esclusive dell’Unione, il principio di sussidiarietà, sancito dal trattato sull’Unione europea, definisce le condizioni in cui l’Unione ha una priorità di azione rispetto agli Stati membri. (base giuridica: Articolo 5, paragrafo 3, del trattato sull’Unione europea (TUE) e protocollo n. 2 sull’applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità). Il principio di sussidiarietà e il principio di proporzionalità disciplinano l’esercizio delle competenze dell’Unione europea. Nei settori che non sono di competenza esclusiva dell’UE, il principio di sussidiarietà intende proteggere la capacità di decisione e di azione degli Stati membri e legittimare l’intervento dell’Unione se gli obiettivi di un’azione non possono essere conseguiti in misura sufficiente dagli Stati membri ma possono, “a motivo della portata o degli effetti dell’azione in questione”, essere conseguiti meglio a livello di Unione. L’inserimento di questo principio nei trattati europei mira quindi a portare l’esercizio delle competenze il più vicino possibile ai cittadini.

T

Tassonomia UE

s. f. (comp. del gr. «ordine, disposizione», comp. tassi+nomia).

1. Nelle scienze naturali, termine usato per indicare lo studio teorico della classificazione, attraverso la definizione dei principî, delle procedure e delle norme che la regolano.
2. Nell’accezione associata al DNSH la Tassonomia UE è un sistema di classificazione che stabilisce un elenco di attività economiche ecosostenibili. Le attività sono selezionate in base alla possibilità di contribuire a sei obiettivi ambientali identificati dalla Commissione Europea:

  • mitigazione del cambiamento climatico;
  • adattamento al cambiamento climatico;
  • uso sostenibile e protezione delle risorse idriche e marine;
  • transizione verso l’economia circolare, con riferimento anche a riduzione e riciclo dei rifiuti;
  • prevenzione e controllo dell’inquinamento;
  • protezione della biodiversità e della salute degli eco-sistemi.

Inoltre per essere eco-compatibile, un’attività deve soddisfare quattro criteri:

  • contribuire positivamente ad almeno uno dei sei obiettivi ambientali;
  • non produrre impatti negativi su nessun altro obiettivo;
  • essere svolta nel rispetto di garanzie sociali minime (per esempio, quelle previste dalle convenzioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro – OIL);
  • rispettare i criteri tecnici identificati da atti delegati adottati dalla stessa Commissione Europea.

Tècnica

s. f. (femm. sost. dell'agg. tecnico).

1. Insieme delle norme su cui è fondata la pratica di un’arte, di una professione o di una qualsiasi attività, non soltanto manuale ma anche strettamente intellettuale, in quanto vengono applicate e seguite (si contrappone ora a teoria, ora a arte o scienza nel loro sign. più astratto).
2. In senso astratto e generico, l’insieme di attività pratiche basate su norme acquisite empiricamente, o sulla tradizione, o sull’applicazione di conoscenze scientifiche, che sono o sono state proprie di una data situazione sociale e produttiva, di una data epoca, di una data zona geografica: la t. dell’antichità, del medioevo, della società industriale; la t. egizia, cinese, ecc.; soggetta a evoluzione storica, soprattutto nel mondo occidentale, è caratterizzata da un insieme di relazioni reciproche, in base alle quali ha senso parlare di sistemi tecnici a cui corrispondono diversi livelli di capacità produttive e realizzative, volte ai fini sociali che di volta in volta si impongono: in particolare la tecnica dell’antichità e del medioevo, pur essendo di relativa complessità, aveva applicazioni essenzialmente architettoniche e agricole e si configurava come patrimonio di artigiani (ossia di uno strato sociale di livello inferiore a quello dominante, per il quale il lavoro manuale era degradante), che si tramandavano di padre in figlio un mestiere acquisito empiricamente; solo col passaggio dalla manifattura alla produzione industriale la tecnica si configura come patrimonio di conoscenze, sempre più specializzate e soggette a continua innovazione, che richiede un addestramento specifico in un sistema scolastico e nelle varie scuole politecniche nel quale la formazione matematica e scientifica assume un ruolo centrale, e l’insieme dei procedimenti tecnici stessi in un dato settore diventa oggetto di indagine sistematica.

Normazione T.
La normazione tecnica è l’attività che studia, elabora, approva e pubblica i documenti di applicazione volontaria denominati “norme tecniche” (definizione all’art.2 del Regolamento UE 1025/2012, in inglese standard) che definiscono “come fare bene le cose” garantendo prestazioni certe di qualità e sicurezza per materiali, prodotti, processi, servizi, persone e organizzazioni, in un’ottica di sostenibilità ambientale, economica e sociale.

Tecnologìa

s. f. (comp. di tecno- e -logia, dal. gr. «trattato sistematico»)

Nelle accezioni più ampie e più recenti, ricalca l’ingl. technology. Vasto settore di ricerca (la ricerca tecnologica), composto da diverse discipline (per cui, spesso, si usa il plurale tecnologie), che ha come oggetto l’applicazione e l’uso degli strumenti tecnici in senso lato, ossia di tutto ciò (ivi comprese le conoscenze matematiche, informatiche, scientifiche) che può essere applicato alla soluzione di problemi pratici, all’ottimizzazione delle procedure, alla presa di decisioni, alla scelta di strategie finalizzate a determinati obiettivi. Spesso il termine è adoperato impropriamente come sinon. di tecnica.

ICT e standardizzazione
Le Information and Communication Technologies sono le tecnologie riguardanti i sistemi integrati di telecomunicazione (linee di comunicazione cablate e senza fili), i computer, le tecnologie audio-video e relativi software, che permettono agli utenti di creare, immagazzinare e scambiare informazioni.  Le specifiche TIC garantiscono che i prodotti possano connettersi e interagire tra loro, stimolando l’innovazione e mantenendo i mercati delle TIC aperti e competitivi. La standardizzazione è il processo attraverso il quale vengono impostate le specifiche. Una specifica è un documento che delinea le proprietà concordate per un particolare prodotto, servizio o procedura. Nelle TIC, le specifiche sono utilizzate principalmente per massimizzare l’interoperabilità — la capacità dei sistemi di lavorare insieme. Ciò è essenziale per garantire che i mercati rimangano aperti. Offre agli utenti la più ampia scelta possibile di servizi e produttori il vantaggio delle economie di scala.

Testimonianza

s. f. (der. di testimoniare).

Testimoniare, affermazione, asserzione, dichiarazione, deposizione. Il concetto di testimonianza in senso esteso si può definire come ciò che comprova qualcosa, qualsiasi cosa, materiale e immateriale. Testimoniare è anche l’atto di attestare, provare, documentare un fatto o una cosa, un accadimento.

Traguardo

s. m. (der. di traguardare).

L’atto di traguardare attraverso due punti di mira o di riferimento. Punto d’arrivo, momento conclusivo o frase finale di opere, imprese, situazioni che si sono svolte per un lungo periodo di tempo o sono state precedute da lunga attesa.

Tutèla

s. f. (dal lat. tutela «difendere, proteggere»).

Difesa, salvaguardia, protezione di un diritto o di un bene materiale o morale, e del loro mantenimento e regolare esercizio e godimento da parte non solo di un individuo ma anche di una collettività.

U

Universal Design

(dall'ingl. «progettazione universale»).

Termine introdotto nel 1985 dall’architetto americano Ronald L.Mace della North Carolina State University. Il design universale è un design utilizzabile da tutte le persone, nella misura più ampia possibile, senza bisogno di adattamenti o di progettazione specializzata . Non rappresenta una disciplina che realizza oggetti ad hoc per persone con specifiche esigenze ma piuttosto che generasse prodotti adatti alla più ampia gamma di utenti. Nel 1997 l’Universal design si è definito attraverso la formulazione dei 7 principi sviluppati dal Centre for Universal Design da tecnici e progettisti specializzati in materia per guidare i processi di progettazione ed educare designers e consumatori sulle caratteristiche di prodotti e ambienti meglio utilizzabili: ha a che fare con l’accessibilità e l’inclusività delle progettazioni, dei luoghi e delle pianificazioni/strategie di gestione dello spazio: Equità, Flessibilità, semplicità e uso intuitivo, percettibilità delle informazioni, tolleranza all’errore, contenimento dello sforzo fisico, misure e spazi efficienti per l’uso.

Urbanità

s. f. (dal lat. urbanĭtas -atis «urbano»).

Proprietà «che appartiene al vivere in città». In statistica, il numero di abitanti delle città in rapporto a quelli della campagna: il grado di u. di una zona, di una regione.

V

Valutazione Ambientale Strategica (VAS)

Fonti: materiali open access di Policreo,
Ispra Ambiente, Eur-Lex.

Introdotta dalla Direttiva 2001/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001, è uno strumento di valutazione delle scelte di programmazione e pianificazione. La finalità è quella di perseguire gli obbiettivi di salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità dell’ambiente, di protezione della salute umana e di utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali. Questi obbiettivi sono da raggiungere con decisioni ed azioni ispirate al principio di precauzione, in una prospettiva di sviluppo durevole e sostenibile. Essa si attua operando la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente e successivi atti attuativi, provvedendo alla valutazione ambientale degli effetti derivanti dall’attuazione dei predetti piani e programmi.

Valutazione Impatto Ambientale (VIA)

Il complesso dei metodi d’analisi scientifica per formulare una stima attendibile degli effetti generati sull’ambiente (naturale o costruito) da un opera, un intervento, un’attività. Può essere definito anche come lo strumento di politica ambientale finalizzato a verificare l’impatto complessivo del progetto di una determinata opera sull’ambiente, anche in ordine ai livelli di qualità finale, mediante un’apposita procedura. La VIA tende, dunque, a proteggere sia l’ambiente che la qualità della vita ponendo in essere una politica ecologica che eviti fin dall’inizio i guasti ambientali. A tal fine è necessario tener conto, in tutti i processi tecnici di programmazione e di decisione, delle eventuali ripercussioni dell’opera sull’ambiente mediante l’adozione di adeguate procedure di valutazione.

W

Wayfinding

(termine comp. way+finding «trovare la strada»).

Il termine venne introdotto per la prima volta dall’arch. Kevin Lynch durante gli anni Sessanta. Corrisponde al complesso di elementi -visuali e in rilievo, cartellonistica e luminosi- e strategie che orientano la persona durante il movimento in un dato ambiente o nella gestione-direzione dei flussi di movimento in una determinata porzione di spazio. Per favorire una semplice fruizione dei luoghi essi devono essere in primis comprensibili rapidamente coerenti e facilmente interpretabili. Al centro stanno dunque le persone e non il contrario e lo spazio/la struttura/ il progetto deve adattarsi ed essere dedicato all’utenza per garantire il più alto livello di comfort e fruibilità. Il termine w. è anche connesso al complesso di pianificazioni e strategie atte a implementare ed efficientare l’accessibilità globale ai luoghi affinché siano inclusivi e privi di ogni tipo logia di barriere o impedimenti. Il w. è utilizzato anche come parametro determinante per definire, soprattutto in condizioni affollamento, stress cognitivo (stazioni e aeroporti) ed emergenza legati a uno spazi.

Welfare

s.m. (dall'ingl. dalla locuz. verbale (to) fare well «passarsela bene, andare bene»).

Fonti: Enciclopedia online Treccani,
materiali open access di Policreo, Vocabolario online Treccani.

Espressione equivalente al termine ital. “benessere”, nota soprattutto nelle due locuz. che seguono, e talora come forma abbreviata dell’una o dell’altra.

W. State
Tradotto di solito in italiano come Stato assistenziale o Stato sociale.Complesso di politiche pubbliche messe in atto da uno Stato che interviene in un’economia di mercato, per garantire l’assistenza e il benessere dei cittadini, modificando in modo deliberato e regolamentato la distribuzione dei redditi generata dalle forze del mercato stesso. Il welfare comprende il complesso di politiche pubbliche dirette a migliorare le condizioni di vita dei cittadini.

W. Generativo
Un welfare in grado di rigenerare e far rendere/implementare le risorse (già) disponibili, per aumentare il rendimento degli interventi delle politiche sociali, a beneficio degli aiutati e dell’intera collettività.

W. di Comunità
È un nuovo modello di welfare collaborativo e partecipato con cittadini, enti, imprese e organizzazioni del terzo settore per affrontare il problema della conciliazione tra vita privata, famiglia e lavoro. Il welfare di comunità cerca di coniugare i bisogni di socialità, mutuo aiuto, prossimità e di quotidianità consolidata delle persone con percorsi che interagiscono con le nuove modalità/tempi di vita.

Well ® (Certificazione)

Fonte: Certificazione Leed.

 

Per far fronte a una più precisa analisi di come progettare un edificio che non solo sia sostenibile per l’ambiente ma che abbia dei risvolti positivi sul benessere delle persone che ci vivono per grande parte della giornata, la Certificazione WELL (Well Building Standard™) mira a definire le condizioni per “star bene” in un edificio. Definire uno standard di benessere per gli occupanti di un edificio è un tentativo ambizioso in quanto dipende anche dal contesto economico e geopolitico del paese di riferimento oltre che dei riferimenti culturali. Sono identificate dieci aree: dall’aria al benessere psicologico degli abitanti riguardano ciò che ha a che fare con l’aria respirata negli ambienti, l’acqua, il cibo, la luce, il fitness, il confort e la psiche.